Siamo al quinto tentativo del generale Khalifa Haftar di prendere Tripoli. I militari fedeli al premier Abdullah al-Thinni e al parlamento di Tobruk, con l’appoggio essenziale dei governi egiziano e saudita, stanno attaccando la capitale libica da più fronti.

A sud di Tripoli, controllata dai Fratelli musulmani e dal premier Omar al-Hassi, sono in corso scontri tra i miliziani Scudo di Misurata, vicini al parlamento di Tripoli, e i miliziani di Zintan che appoggiano Haftar. L’ex generale, autoproclamatosi capo delle Forze armate, nonostante non si sia dimostrato capace di prendere il controllo del paese, ha attaccato ancora una volta l’aeroporto di Tripoli, andato distrutto in sanguinosi scorsi nel luglio scorso che hanno causato centinaia di vittime. Una base militare, controllata dal cartello Fajr (Alba) che unisce il parlamento tripolino e i miliziani che lo appoggiano, sarebbe stata più volte colpita dai bombardamenti dell’aviazione filo-Haftar.

Il portavoce della parte dell’esercito che sostiene l’operazione Karama (Dignità), avviata dall’ex agente Cia nel giugno scorso, Ahmed El Mismari, ha confermato che l’aviazione di Tobruk ha bombardato anche l’aeroporto di Mitiga, da cui nei giorni scorsi erano partiti vari attacchi aerei contro i miliziani di Zintan, e l’area di Naqdiya a due passi dallo stesso aeroporto. Secondo fonti militari, sarebbe stato colpito pure l’aeroporto di Zuwara, 108 chilomentri a ovest di Tripoli, che le milizie islamiste utilizzerebbero per ricevere armi. Raid aerei avrebbero colpito anche le aree di Ajilat e Jamil.

ll capo di stato maggiore dell’esercito filo-Haftar, Abdel Razek al-Nazouri, ha assicurato che le truppe «entreranno a Tripoli da diverse direttrici». Con i soliti toni della propaganda di Haftar, il militare ha ammesso che le forze armate sono alle porte di Tripoli dove controllano cinque quartieri periferici occidentali. Al-Nazouri si è detto convinto che l’operazione avrà successo ed ha chiesto ai giovani che sostengono l’esercito di «rispettare tutti gli abitanti» e li ha messi «in guardia contro qualsiasi atto di vendetta».

La guerra parallela tra i due governi si fa anche a mezzo stampa. E così un portavoce dei miliziani Fajr, Alaa al Huek, ha smentito su tutta la linea le dichiarazioni degli uomini di Haftar. Secondo lui, a Tripoli non sono in corso scontri. Al Huek ha negato anche la capitolazione dei quartieri occidentali di Tripoli, bollandola come «una campagna mediatica tesa a sollevare l’opinione pubblica contro Fajr». Le milizie islamiste negano anche che una parte consistente dell’esercito sostenga Haftar, secondo queste fonti, si tratterebbe sono di criminali comuni e contrabbandieri.

La nuova avanzata di Haftar mette a dura prova il negoziato tra le due fazioni libiche in corso in Marocco. Nei giorni scorsi i governi italiano e francese si erano detti pronti ad intervenire in caso di escalation della crisi. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, intervenendo nel corso di un vertice interministeriale a Caen in Francia, ha confermato che il governo italiano è pronto a monitorare il cessate il fuoco e ad impegnarsi nell’addestramento delle forze di polizia e di sicurezza libiche. Alcune settimane fa, navi della marina militare italiana hanno raggiunto le coste libiche da dove per giorni sono proseguiti gli sbarchi di migranti, vessati dalle milizie che si scontrano per il controllo del paese. «L’Italia in Libia ha un ruolo cruciale – ha aggiunto Gentiloni. Non possiamo chiedere ad altri paesi europei di avere lo stesso impegno», ha ammesso. A Roma è in corso anche uno scontro inusuale per la gestione della rappresentanza libica nella capitale italiana, contesa dai rappresentati dei due parlamenti; l’ambasciatore facente funzioni resta Ahmed Safar, nominato dal parlamento di Tripoli nel 2014, che ha bloccato l’insediamento del rappresentate di Tobruk, Azzedin al-Azami.

A scagliarsi contro il nuovo intervento armato di Tobruk che già aveva violato il cessate il fuoco stabilito dopo gli attacchi egiziani a Derna e Sirte, dove sedicenti combattenti dello Stato islamico (Is) hanno il controllo di alcune aree dei due centri urbani, sono state le Nazioni unite.

«Le attività militari sul terreno sono inaccettabili e le dichiarazioni di responsabili libici (il plauso di Haftar agli attacchi, ndr) rappresentano una seria minaccia che condizionerà il negoziato», ha tuonato il mediatore dell’Onu, Bernardino Léon. Secondo il negoziatore, l’unica soluzione possibile è la formazione di un governo di unità nazionale che combatta l’avanzata dello Stato islamico nel paese. Anche gli attacchi a Tunisi per mano di jihadisti che sono stati addestrati in Libia hanno contribuito al via libera del nuovo tentativo di Haftar che potrebbe trasformarsi in un’ennesima sconfitta.