Il piano per gestire l’incremento del flusso di migranti che raggiungono le coste italiane e greche, varato ieri dall’Unione europea, segna un punto a favore del parlamento di Tripoli. Prima di tutto, allontana le possibilità di un attacco contro la Libia che fino a qualche giorno fa pareva imminente, come ha ieri confermato l’Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, Federica Mogherini. E poi dà credito al pur discutibile piano in cinque punti, annunciato dal governo tripolino, che tra le altre cose prevede l’arresto dei migranti in territorio libico prima che tentino di imbarcarsi ma non parla della caccia a fuorilegge, scafisti e contrabbandieri che infestano le coste libiche.

Per questo le mire espansionistiche dell’ex generale Khalifa Haftar sulla Tripolitania sembrano per il momento ridimensionate. Sono bastati così gli annunci di ieri per innalzare l’allerta lungo le coste della Cirenaica. Se il piano Ue prevede anche la possibilità di valicare le acque territoriali libiche per distruggere i barconi o fermare i contrabbandieri, Haftar ha subito minacciato di bombardare le navi che si avvicineranno alla Libia. «Bombarderemo le navi non autorizzate», si fa sapere dalla marina dell’operazione Dignità (Karama) che ha appoggiato il tentato golpe di Haftar. «Non esiteranno a proteggere frontiere e acque territoriali con tutta la forza di cui disponiamo», si legge in un comunicato diffuso ieri.

I militari pro-Haftar si sono già dati da fare bombardando il cargo turco Tuna lo scorso lunedì. «Non ci hanno assolutamente avvertito. Quello che intendono per avvertimento è probabilmente il primo bombardamento» da terra, ha specificato Zafer Kalayci, il secondo ufficiale del cargo. Kalayci, ferito nel corso dell’attacco, ha così smentito gli avvertimenti annunciati da Tobruk prima che venisse sferrato l’attacco.

I militari filo-Haftar avevano denunciato il presunto tentativo di rifornire i jihadisti asserragliati a Derna da parte del cargo turco. Eppure, secondo le ricostruzioni fornite ieri da Ankara, il secondo bombardamento contro il cargo avrebbe avuto luogo addirittura quando la nave già aveva lasciato le acque territoriali libiche.
Haftar ha anche avvertito che qualora il piano dell’Ue per i flussi migratori venisse attuato accreditando le politiche della Tripolitania, da dove la maggioranza dei migranti parte, anche i jihadisti di Derna e Sirte arriverebbero sui barconi di migranti diretti in Europa. Queste dichiarazioni, ormai consuete, confermano soprattutto fino a che punto l’ex agente Cia, manovrato dal Cairo, usi la questione del terrorismo per portare avanti la sua strategia, nonostante una profonda debolezza dei militari che lo appoggiano.

Proprio ieri la Corte penale internazionale ha annunciato di voler indagare sui presunti crimini commessi in Libia dallo Stato islamico. I militanti dell’Isis hanno rivendicato numerosi attacchi di alto profilo in Libia, tra cui la decapitazione di 21 cristiani egiziani nel mese di febbraio e di 28 copti etiopi a marzo.

Ma Tobruk non ci sta a vedere la bilancia pendere in favore di Tripoli. E così le minacce all’Italia si fanno sempre più suadenti. Il ministro dell’Informazione del governo di Tobruk, Omar al Gawari, ha puntato il dito contro il governo italiano per il mancato sostegno al parlamento della Cirenaica, minacciando di aprire le porte agli investimenti russi se la politica estera italiana, a suo dire al momento accondiscendente verso Tripoli, non dovesse cambiare.

A dare respiro alle casse della Banca centrale libica che fin qui si è mantenuta neutrale nella distribuzione degli introiti dalla vendita del petrolio, seppur a prezzi stracciati per la crisi che sconvolge il paese, sono arrivati però ieri gli annunci dei soci libici in Unicredit. I vertici di Unicredit, il presidente Giuseppe Vita e l’amministratore delegato Federico Ghizzoni, hanno incontrato a Roma il presidente della Banca centrale libica, Saddek Omar El Kaber e il presidente della Lia (Libyan investment authority), Abdulrahman Benyezza auspicando una rinnovata presenza del gruppo in Libia. La Lia ha legami stabili con il governo di Tobruk.