Il debole generale Khalifa Haftar ha sostenuto di aver attaccato lo Stato islamico a Derna in Libia. I jihadisti controllano i centri urbani delle città di Sirte e Derna, approfittando del vuoto politico che dilania il paese dopo i gravi attacchi della Nato del 2011. Non è la prima volta che il militare tenta di accreditarsi come baluardo contro Is.
I principali attacchi contro i jihadisti in Libia sono arrivati dalle milizie di Misurata. Anche il nuovo inviato Onu per la Libia, Martin Kobler, appena insediatosi dopo la fine dell’incarico di Bernardino Leon, ha ammesso che il suo primo punto in agenda sarà la lotta a Is mentre i colloqui per la formazione di un governo di unità nazionale sono in alto mare.
In Egitto, Ansar Beit al-Meqdisi, gruppo affiliato allo Stato islamico, ha rivendicato l’attentato all’hotel Swiss Inn di al-Arish nel Nord del Sinai, costato la vita a sei persone lo scorso martedì. Si tratta di due giudici, tre poliziotti e un civile, 12 sono i feriti. Secondo il ministero della Difesa, i tre attentatori sarebbero stati uccisi dalle forze di polizia.
Is ha rivendicato l’attacco su Twitter dopo aver diffuso le immagini dei jihadisti che avrebbero compiuto l’attacco, rappresentati come dei martiri. Il messaggio parla di due uomini coinvolti nell’attentato. Nel Sinai vige lo stato di emergenza e il coprifuoco. Cinque profughi sudanesi sono stati uccisi mentre tentavano di scappare in territorio israeliano. È la prima volta che le autorità di frontiera sparano contro i migranti in fuga. L’attacco si al-Arish è arrivato a pochi giorni dalla bomba esplosa a bordo dell’Airbus A321 della russa Metrojet. I giudici, uccisi nell’attentato, erano chiamati a supervisionare la seconda fase del voto per le parlamentari in Egitto.
Al primo turno, l’ex generale, Abdel Fattah al-Sisi aveva ottenuto il 100% dei seggi disponibili. Nel paese continuano gli arresti sommari, ieri l’attivista, Ahmed Said, è stato arrestato e torturato in carcere. Aveva preso parte ad una manifestazione di ricordo degli scontri di via Mohammed Mahmud del novembre 2011. La polizia ha fermato la protesta perché in contrasto con la legge che impedisce ogni manifestazione di dissenso.
Sono circa 40mila le persone in prigione in Egitto in seguito al golpe del 2013.