I funerali di Hachalu Hundessa, il popolare cantante e attivista etiope assassinato lo scorso lunedì sera in un sobborgo di Addis Abeba, si sono infine svolti ieri nella città natale di Ambo. Così voleva la famiglia e così sperava il governo, nel timore di perdere il controllo della piazza nella capitale, con ulteriori spargimenti di sangue dopo quelli esplosi a partire da lunedì notte in diverse città dell’Oromia: bilancio ancora incerto di un centinaio di vittime, che va ad aggiungersi a quello già drammatico delle violenze inter-etniche riesplose negli ultimi tempi. L’oscuramento di internet, scattato già martedì mattina, non ha aiutato a stemperare la tensione.

Dentro lo stadio era presente il premier Abiy Ahmed. All’esterno, uno spiegamento di forze imponente ha contenuto a fatica la folla che avrebbe voluto partecipare alla cerimonia malgrado le misure restrittive, imposte per il Covid e «ragioni di sicurezza» in egual misura. Una decina i feriti nella calca.

LA SALMA DI HUNDESSA è arrivata a destinazione in maniera avventurosa, a bordo di un elicottero e dopo un tentativo di sottrarre il feretro alla polizia federale. Un parapiglia al termine del quale un agente ha perso la vita e 35 persone sono state arrestate. Tra loro Jawar Mohammed, l’influente tycoon che controlla l’Oromia Media Network e che da sostenitore dell’attuale premier si è trasformato nel suo più temibile avversario, pronto a sfidarlo nelle urne con l’Oromo Federalist Congress. Per il cantante ucciso Mohammed chiedeva a gran voce funerali di stato e sepoltura da eroe nella capitale. Furioso per il riferimento a «forze straniere» (Mohammed ha passaporto statunitense e dirige i suoi affari da Washington) che secondo il premier avrebbero avuto interesse nell’eliminare una figura così positiva e unificante. Ieri mattina Mohammed è apparso davanti a una corte che ha aggiornato l’udienza al prossimo 9 luglio. Alle sue guardie del corpo sono state sequestrate armi e ricetrasmittenti.

 

Hachalu Hundessa

 

COMUNQUE VADA, ce n’è abbastanza perché il misterioso delitto si trasformi nel test più impegnativo per Ahmed dal suo arrivo al potere. Hundessa era la voce più amata dai giovani etiopi di etnia oromo, maggioranza tradizionalmente marginalizzata ed espropriata dei suoi diritti economici, politici e linguistici dalla minoranza tigrina che ha controllato per decenni il paese. Era considerato parte integrante e collante anche emozionale delle proteste avviate nel 2015 e culminate con le dimissioni di Hailemariam Desalegn nel 2018, con conseguente ascesa politica, per certi versi frastornante, di Abiy Ahmed. Che subito si aggiudica il Nobel per la Pace dopo l’intesa con la confinante Eritrea. Oromo anche lui, come tutti i protagonisti di questa vicenda, Ahmed sente ora la pressione di una parte della sua comunità che non vede ancora la svolta annunciata. Un malcontento che il piccolo ma combattivo impero mediatico di Mohammed cavalca impetuosamente.

«Ad aver pianificato il crimine sono gli stessi che non sono contenti dell’attuale cambiamento – ha rilanciato il premier ieri durante le esequie – . Il loro obiettivo è di uccidere l’Etiopia uccidendo Hachalu, sobillare gli animi, far combattere le persone tra di loro… ». Ma da più parti, con l’escalation di arresti tra le file dell’opposizione (oltre a Mohammed c’è il caso di Eskendir Nega, fondatore e leader del partito Balderas per la vera democrazia), cresce il numero di chi ora accusa il primo ministro di ricorrere ai vecchi metodi per calcoli di potere.