Per suo figlio sarebbe stato meglio essere ladro piuttosto che omosessuale: è la risposta che, nei giorni scorsi, la mamma cattolica di un ragazzo gay ha ricevuto da parte di un prete palermitano.
La vicenda comincia lo scorso 17 maggio, Giornata mondiale contro l’omofobia. Gli omosessuali credenti promuovono incontri in tutta Italia. A Palermo il gruppo Ali d’Aquila – fra gli organizzatori del Pride con iniziative su fede e omosessualità – si incontra nella chiesa della Kalsa, al termine della veglia propone ai partecipanti di recarsi nelle proprie parrocchie e far inserire un pensiero o una preghiera contro l’omofobia nelle messe domenicali. La mamma ci prova, ma il suo parroco la respinge: ci sono le cresime, c’è troppa gente, non è il momento. Va in un’altra parrocchia: «L’omosessualità è opera del diavolo», le risponde il prete, «Gesù si è rivolto ai peccatori, ai ladri, alle prostitute, agli impostori, agli assassini, ma non agli omosessuali. Signora, secondo lei perché?». «Allora io ho il diavolo in casa? Eppure non mi sembrava», scrive la donna in una lettera aperta, resa nota dall’agenzia Adista. «La medicina non ha dato sino ad oggi nessuna risposta, quindi, cara signora, questa è la risposta», sentenzia il prete.