Tra i tanti meriti di Angelo Del Boca c’è quello di aver squarciato il velo di omertà e reticenze che, dal 1936, gravava su una delle pagine peggiori della Storia italiana: l’utilizzo di gas mortali e altre armi chimiche nella guerra contro l’Etiopia. Nella campagna che durò sette mesi e si concluse nel maggio del 1936, Badoglio e Graziani, autorizzati dal Duce, usarono massicciamente centinaia di quintali di iprite e migliaia di proiettili armati con arsine, meno micidiali ma comunque mortali.

LA SUA CAPARBIETÀ nel sostenere una tesi smentita in primis da Montanelli, divenne verità ufficiale grazie da un lungo lavoro negli archivi che Del Boca condivise proprio con il manifesto che nel 1996, su sua indicazione, pubblicò i telegrammi con gli ordini di Mussolini che svelavano le responsabilità e le atrocità del regime fascista. La verità ufficiale fu poi ammessa dall’allora ministro della Difesa, generale Corcione, che rese pubblici in febbraio i documenti che nel dettaglio riferivano dell’impiego dei gas. È una vicenda da cui Del Boca trasse il libro I gas di Mussolini. Il Fascismo e la guerra d’Etiopia, nell’aprile del 1996 per Editori Riuniti (con scritti di Rochat, Pedriali e Gentili).

UNA VERITÀ SCOMODA, nata dalla testardaggine e dalle ricerche di Del Boca e di altri studiosi ma resa incandescente da una polemica con Indro Montanelli, il giornalista che, testimone oculare di quella guerra, non aveva visto mai utilizzare i gas e ne aveva continuato ostinatamente a negare l’esistenza, anche se poi riconobbe che lo storico aveva ragione.

LA POLEMICA era nata nell’estate 1965 dopo l’uscita di una biografia del Negus curata da Del Boca che il Secolo d’Italia aveva definito un «cialtrone» colpevole di «gettar fango» sulla grandezza della conquista africana. Un conquista che Mussolini commentava così il 29 marzo ‘36 in uno dei tanti telegrammi a Graziani: «Rinnovo autorizzazione impiego gas». E ancora l’8 luglio: «Autorizzo… a iniziare ed condurre sistematicamente politica del terrore e dello sterminio contro i ribelli e le popolazioni complici… Senza legge del taglione non si sana la piaga».