Chi è Fethullah Gulen, il religioso che Erdogan accusa di essere dietro il tentativo di colpo di stato di venerdì notte, l’uomo che con la sua presenza negli Stati Uniti rischia di allargare il divario tra l’Amministrazione Obama e il presidente turco. Ex imam, 75 anni, molto ricco, giunto nel 1999 negli States e dal 2008 residente legale con tanto di green card, Gulen vive a Saylorsburg nei boschi della Pennsylvania, nella Golden Generation Worship and Retreat Center, un centro per anziani fondato da americani di origini turca. Passa il tempo a pregare e in meditazione. Afferma di credere nella scienza, nel dialogo tra le fedi e in un sistema multipartitico, ha aperto un dialogo con il Vaticano e anche con alcune organizzazioni ebraiche. Da qualche anno ha rallentato le sue attività perché ammalato. Possibile che un uomo che si avvicina agli 80 anni, con problemi di salute, possa essere lo stratega di un tentato golpe avvenuto a migliaia di chilometri di distanza? Sì, secondo Erdogan, poiché Gulen sarebbe a capo di un movimento in grado di mobilitare molte migliaia di persone in Turchia, una sorta di potere parallelo che può contare sull’appoggio di banche, imprese e mezzi di comunicazione. Tra i sostenitori di Gulen ci sarebbe anche Hakan Sukur, uno dei calciatori turchi più celebri entrato in politica dopo aver lasciato lo sport.

Erdogan ingigantisce le accuse a Gulen a scopo politico. I due sono stati stretti alleati per molti anni. Sino ad allora entrambi avevano lavorato per restringere l’opposizione delle forze laiche alla svolta islamista impressa al Paese da Erdogan e dal suo partito Akp. Poi nel 2013 Gulen ha condannato la repressione della protesta di Gezi Park e ha rivolto accuse pesanti ad Erdogan quando è emerso un grave scandalo di corruzione nel governo turco. La luna di miele si è interrotta a quel punto, con Gulen che ha avuto la peggio nel braccio di ferro con il presidente. Erdogan ha quindi avviato una pesante campagna di epurazione dei simpatizzanti del suo rivale nelle forze di polizia, nell’esercito e nella magistratura. Da allora l’anziano imam è il capro espiatorio sul quale puntualmente ricade tutto ciò che non va in Turchia, incluso il colpo di stato dell’altra notte. Il fatto che Gulen abbia smentito categoricamente di essere dietro al golpe non convince il governo turco. Ieri oltre a migliaia di militari, le autorità turche hanno arrestato 10 importanti giudici della Suprema corte amministrativa, accusati di essere legati alla rete di Gulen, su un totale di 188 mandati d’arresto emessi nei confronti di membri della magistratura considerati vicini all’ex imam. E non sono pochi quelli che, non solo in Turchia, pensano che il golpe stia fornendo ad Erdogan il pretesto che aspettava da tempo per chiudere per sempre la partita con l’anziano rivale.