Chi pensava che la venuta a Roma di Beppe Grillo servisse prima di tutto a mettere la parola fine al dialogo con il Pd, dando così soddisfazione ai falchi del movimento, è rimasto deluso. Per quanto sempre più stretto, quel canale con i democratici sulla legge elettorale resta aperto anche se, spiegano i grillini, «la prossima mossa spetta al Pd perché ormai la palla è nel loro campo». Questo, naturalmente, non equivale a un’apertura di credito verso Matteo Renzi. Anzi. Il premier e il governo sono sempre più nel mirino del leader del M5S, che sul blog ha pubblicato un volantino con cui, al grido di «Fermiamolo», invita alla mobilitazione generale. «Faremo delle guerriglia democratiche» ha annunciato, ma ha anche rassicurato i falchi garantendo loro «l’egemonia del web» su ogni decisione nella trattativa con il Pd.
Dopo tanto tuonare, alla fine dunque è prevalsa ancora una volta la scelta di mediare. Certo, parlando ieri a deputati e senatori 5 stelle nell’assemblea congiunta che nel pomeriggio si tiene alla Camera, il leader non risparmia toni duri, ma sta anche ben attento a non alimentare ulteriori divisioni in un gruppo già lacerato da troppe gelosie e divergenze di vedute. L’obiettivo era mettere a punto le iniziative da attuare contro le riforme alla vigilia del voto in Senato, ma anche ricompattare i gruppi disorientati dallo stop and go al dialogo con il Pd e placare l’ira dei puri e duri infastiditi dalla troppa visibilità conquistata da Luigi Di Maio, il vicepresidente della Camera protagonista con il deputato Danilo Toninelli della trattativa sulla legge elettorale, senza però per questo bruciarlo. Alla fine ci è riuscito in pieno stile grillesco. «La trattativa prosegue ma le decisioni le prendiamo noi», ha detto chiarendo come spetti a lui e a Gianroberto Casaleggio valutare di volta in volta l’esito del dialogo con i democratici. Che va comunque sottoposto alla rete. «Certo, perché noi non ci facciano prendere in giro», hanno sottolineato a loro volta i falchi.
Di fatto si tratta di un passo indietro – si sa che, al contrario di Casaleggio, l’ex comico non ha mai condiviso l’apertura al partito di Renzi – ma necessario. Grillo sa che il patto del Nazareno ha blindato le riforme, e infatti ammette come «siamo messi all’angolo». Ma sa anche che lasciare il tavolo proprio nel momento in cui sembra aprirsi uno spiraglio per introdurre le preferenze nell’Italicum, significherebbe rinunciare alla possibilità di rivendicare in seguito un’eventuale vittoria. «Sia chiaro però – ha sottolineato Grillo – che non molliamo sul Senato in cambio della legge elettorale».
E qui comincia la nuova partita del M5S e che non comprende solo le riforme costituzionali. Con i suoi Grillo parla infatti anche e soprattutto di economia, sapendo bene come questa rappresenti un punto debole del governo. «Qui c’è in gioco l’economia del Paese – dice – a settembre ve ne accorgerete,anche chi non si pronuncia dovrà farlo perché in ballo c’è il futuro dei nostri figli».
Renzi è e deve restare quindi l’obiettivo principale, almeno in questa fase. Nella speranza di vederlo inciampare presto, magari proprio durante la discussione sulle riforme. E per Grillo l’occasione buona potrebbe arrivare anche oggi, quando a palazzo Madama si voterà a scrutinio segreto l’emendamento della Lega sulla riduzione del numero dei deputati. Una sorpresa sull’esito del voto aprirebbe scenari del tutto nuovi.
Nel frattempo parte la campagna d’estate del M5S contro premier e governo nella speranza di bloccare le riforme. «Renzi impone una riforma del Senato contro la democrazia», è scritto nel volantino pubblicato sul blog che Grillo invita a «scaricare e diffondere». «Entro l’otto agosto combineranno delle cose incredibili», ha aggiunto il leader chiedendo a costituzionalisti e giuristi, ma anche ad artisti di intervenire. «Perché devo essere sempre io a parlare?».
Deputati e senatori sono mobilitati per sensibilizzare l’opinione pubblica con iniziative da tenere nelle piazze. «Torniamo in piazza, basta Tv», avrebbe ordinato ai parlamentari Grillo, sempre convinto che il flop delle elezioni europee sia dovuto alle troppe apparizioni televisive. Un invito, quello a fare politica nelle strade, accolto bene da senatori e deputati pentastellati. «Noi senatori – spiega Mario Gianrusso – saremo impegnati con il voto, ma i deputati avranno più possibilità di noi», di andare tra la gente. Si parla di iniziative «non tradizionali», e qualcuno non esclude manifestazioni stile radicali, come presentarsi in pubblico imbavagliati. Ma non è esclusa neanche la possibilità di un nuovo V-day – il quarto da quando il M5S è nato – da tenersi a settembre. Tutto cose che dovranno essere decise, probabilmente a partire da oggi, in una prossima assemblea.