La battaglia tra le milizie rivali libiche è uno dei problemi centrali della Libia post-Gheddafi. Da anni, infatti, i vari gruppi di miliziani che imperversano nel Paese si contendono lo spazio politico attraverso assalti armati, rapimenti e uccisioni di «nemici». Violenze quotidiane coperte spesso dalle autorità locali che si servono di questo gruppo o dell’altro per farsi guerra internamente.
L’occupazione del ministero della Sanità avvenuta ieri a Tripoli da parte della 444ma Brigata non è stata quindi una novità, ma ha confermato solo la gravità della lacerazione nazionale. Il gruppo armato protagonista dell’assalto di ieri è guidato dal miliziano salafita Mahmoud Hamza ed è tecnicamente sotto il ministero della Difesa.

EX CAPO DELLE FORZE SPECIALI di deterrenza (Rada) dirette dal Ministero dell’Interno, Hamza ha formato la 444ma Brigata al termine della fallimentare offensiva (2019-2020) del generale Haftar. Considerata vicina alla Turchia, la Brigata è una delle principali milizie del Paese ed è operativa soprattutto sul fronte della lotta al traffico degli esseri umani e al contrasto al contrabbando di petrolio. Ad opporsi ad Hamza, come venerdì scorso, c’era ieri l’Autorità di supporto alla Stabilità (Ass) di al-Kikli che fa capo al Consiglio presidenziale. Sono volati colpi di armi da fuoco – hanno riferito i media locali – ma non ci sono state vittime. Il messaggio politico è comunque passato in modo chiaro.

LE VIOLENZE DI QUESTO TIPO vanno lette nella più ampia cornice del mancato rispetto dei diritti umani registrato nel Paese. In un rapporto pubblicato ieri, l’ong libica per il monitoraggio dei crimini (Lcw) di stanza a Londra ha accusato il Governo di unità nazionale di non aver adottato «alcuna misura» per porre fine alle violenze registrate nel Paese, né di aver assicurato alla giustizia i responsabili dei crimini, soprattutto a danno dei migranti siriani nei centri di detenzione.

Ma preoccupano più al governo le accuse che piovono dai rivali politici dell’est: nelle stesse ore in cui il ministero della Salute veniva occupato, infatti, una delegazione governativa capeggiata dal premier Dabaiba era a Tobruk (Cirenaica, est della Libia) per rispondere alle domande dei parlamentari su diversi importanti questioni: dal bilancio di stato, ai continui blackout elettrici, alla nomina di un ministro della Difesa, fino alla lotta contro la pandemia di Covid-19. Un incontro iniziato con il piede sbagliato: era stato infatti rimandato due giorni fa dal presidente del parlamento Saleh per il ritardo dell’arrivo a Tobruk del premier il giorno precedente.

IERI, INTANTO, È VOLATO A ROMA il presidente dell’Alto Consiglio libico al-Mishri per incontrare alla Farnesina Di Maio. Il ministro degli Esteri italiano ha ripetuto al suo alleato i risultati positivi raggiunti dalle parti libiche, assicurando il sostegno di Roma alla stabilizzazione del Paese. Vista dal ministero della Salute di Tripoli questa parola ieri suonava quanto mai beffarda.