«Abbiamo illustrato al presidente Gentiloni le nostre proposte sulla legge di bilancio. E le nostre priorità. Aspettiamo gli esiti». La senatrice Cecilia Guerra, capogruppo di Mdp, ieri ha incontrato il premier, insieme al collega Laforgia, capogruppo alla camera, e Giuliano Pisapia, leader di Insieme.

Avete comunicato i vostri ’paletti’ per votare lo scostamento di bilancio e la nota di aggiornamento del Def?

La parola paletti non fa parte del nostro vocabolario. Chiediamo che nella manovra ci sia più attenzione a campi che per ora sono troppo trascurati. In primo luogo la sanità: nella nota non c’è una parola. Bisogna invertire la tendenza alla diminuzione della spesa sanitaria sul Pil che ci sta portando non solo sotto la media europea – stiamo già sotto – ma sotto quel livello del 6,5 per cento che l’Organizzazione mondiale della sanità pone come limite per un sistema in grado di dare risposte ai cittadini. Serve il superamento del super ticket, che è applicato in modo molto diverso dalle regioni: c’è un problema di equità. Ma anche di costi: per certi livelli di reddito il costo è più alto nel sistema pubblico che nel privato, con una serie di conseguenze. L’altro campo sono le tutele sul lavoro. Per noi la decontribuzione non è la misura più efficace per creare lavoro. Chiediamo che almeno si prendano delle accortezze per evitare che il giovane assunto poi non si trovi licenziato gratis appena finisce la decontribuzione.Chiediamo che il lavoro a tempo determinato sia reso meno appetibile. Abbiamo fatto varie proposte per rafforzare le tutele dei lavoratori. E per aumentare gli investimenti per combattere la povertà.

E se le risposte non vi soddisfano?

Lo vedremo subito, nell’audizione del ministro Padoan alle commissioni congiunte (oggi, ndr). Non per colpa nostra l’interlocuzione con il governo è iniziata tardi. Abbiamo davanti un percorso lungo, la legge di bilancio è tutta da costruire, speriamo che il dialogo continui.

Senatrice, voi di Mdp avete già detto che non ’farete arrivare la Troika in Italia’: e cioè non farete mancare i voti almeno allo scostamento del bilancio.

Ma questa responsabilità a cui veniamo richiamati, e che noi sentiamo, non è solo nostra. Non ci si può considerare parte della maggioranza solo quando i nostri voti sono indispensabili, e invece essere trattati come nemici in tutte le altre circostanze. Abbiamo fatto proposte per migliorare la manovra, non ricatti. Possiamo ingoiare qualche rospo, ma senza esagerare: non per esempio il condono sul contante. Ma ci dev’essere qualche segnale chiaro che qualche discorso è stato recepito.

Tradotto: sì allo scostamento dell’obiettivo di bilancio, no alla nota di aggiornamento del Def?

I due voti sono diversi e si prestano a scelte diverse. Come diverso può essere il voto finale sulla manovra. Ci regoleremo a seconda di quello che succede in queste ore.

Il ministro De Vincenti dice che in realtà voi volete solo agitare bandierine.

Se il fatto che milioni di persone rinunciano alle cure per ragioni economiche per il ministro è una bandierina, sì. E così se per il ministro la tutela dei lavoratori è una bandierina in cui credeva vent’anni fa e ora non più.

Per la prima volta il capo della vostra delegazione era Pisapia. Avete accenti diversi sulla relazione con il governo?

No, su questo passaggio abbiamo assoluta identità di vedute. E di intenti.

Il vostro voto sulla manovra dipende anche dalla legge elettorale?

Noi ci battiamo contro il Rosatellum non per uno scambio ma perché è una legge antidemocratica e anticostituzionale che dovrebbe richiamare anche l’attenzione delle massime cariche dello stato. Fra i due temi non c’è relazione. Ma è chiaro che una legge elettorale fatta contro una parte della maggioranza non aiuta un dialogo sereno.