Europa

Guerra dei pannelli solari: rappresaglia cinese contro il vino

Guerra dei pannelli solari: rappresaglia cinese contro il vinoAngela Merkel e Li Kejiang a Pechino il 26 maggio scorso – Reuters

Conflitto commerciale Ue-Cina Oggi entrano in vigore le tasse doganali sui pannelli solari made in China. La Cina risponde con un'inchiesta sul vino accusato di essere venduto sotto-costo. Pechino gioca d'astuzia, colpisce la Francia (più protezionista) e risparmia la Germania, contraria alle tasse sull'import

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 6 giugno 2013

Da oggi, i pannelli solari made in China dovranno pagare dei diritti doganali dell’11,8% per essere importati nell’Unione europea. E se entro due mesi non verrà trovato un accordo tra le due parti, le tasse aumenteranno al 47,6% per altri quattro mesi. Nel caso poi non venisse trovata una soluzione, ci vorrà pero’ un voto a maggioranza dei 27 stati membri per confermare i diritti doganali alle porte della Ue sui pannelli solari cinesi per cinque anni. Come dire che la dimostrazione di forza della Commissione, che ha deciso (come stabilito dai trattati) di difendere la produzione europea contro il dumping cinese rischia di trasformarsi in un buco nell’acqua della durata di sei mesi. Difatti, su 27 paesi, almeno 15 sono contrari ai diritti doganali, Germania in testa, che teme gli effetti di uno scontro con la Cina sul suo export (anche direttamente nel settore dei pannelli solari, visto che per il momento le macchine per fabbricarli sono made in Germany). Per Berlino l’export verso la Cina pesa il 6% del commercio estero. Inoltre, tra Ue e Cina è in corso un negoziato bilaterale sulla protezione degli investimenti reciproci, che rischia di venire penalizzato dal braccio di ferro in corso (che riguarda anche altri 18 settori, sospettati di dumping, dalle ceramiche alle telecom).

Il commissario al commercio, il liberale belga Karel De Gucht, ha deciso di aumentare i diritti doganali sui pannelli solari, sulle cellule fotovoltaiche e i suoi componenti, sulla base di un’inchiesta durata nove mesi che accusa la Cina di vendere sottocosto grazie a sovvenzioni pubbliche. In pochi anni i cinesi hanno conquistato l’80% del mercato europeo di pannelli solari, i prezzi sono dell’88% inferiori a quelli che dovrebbero essere. I cinesi spingono sull’export a colpi di sovvenzioni perché sono in una situazione di sovrapproduzione, con una capacità di produrre 1,5 volte la domanda mondiale. In Europa, malgrado sia installato il 70% dei pannelli solari del mondo, il settore è in crisi: 60 fabbriche hanno già chiuso e ora altri 25mila posti di lavoro sono minacciati (solo in Francia, nel 2011 vi lavoravano 25mila persone, ora ridotte a 8mila).

La Cina ha subito risposto, minacciando rappresaglie contro il vino. Pechino gioca d’astuzia, colpisce il vino, di cui Parigi è il primo esportatore europeo in Cina e cosi’ danneggia la Francia, il paese che più difende il protezionismo alle frontiere europee. I produttori di vino sono in agitazione. In particolare i produttori di Bordeaux, che stanno invadendo il mercati cinese (72 milioni di bottiglie nel 2012, più di 500 milioni di fatturato tra Cina e Hong Kong) sono preoccupati della prospettiva di una guerra commerciale contro la Cina. Il governo francese ha preso contatti ieri con Bruxelles per organizzare la difesa delle sue esportazioni di vino.

La Commissione fa la voce grossa con la Cina guardando anche agli Usa. Difatti, è in corso un negoziato Bruxelles-Washington per creare una zona di libero scambio e le tensioni sono forti in vari settori.

 

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