A ventiquattro ore dalla scadenza dell’ultimatum del Movimento 5 Stelle all’Associazione Rousseau per avere le liste degli iscritti, la situazione precipita. Il rischio che Giuseppe Conte resti paralizzato dalle beghe legali e che invece queste favoriscano l’attivismo di Davide Casaleggio e degli altri che vogliono indebolirne l’ascesa in forme diverse, non tutte convergenti né sempre palesi, si fa sempre più concreto. Il promesso leader lo sa e ieri i suoi tecnici informatici e periti forensi si sono presentati agli uffici milanesi di Rousseau per rivendicare i dati, ricevendo l’ennesimo rifiuto.

«È INACCETTABILE che un soggetto privato possa tentare di ostacolare l’attività di una forza politica del parlamento e di governo accampando pretestuose e incomprensibili motivazioni», dicono dal M5S certificando lo scontro totale.

SI RIPARTE da una doppia diffida, quella che il reggente Vito Crimi ha espresso a Casaleggio e all’avvocato Silvio Demurtas, indicato dal Tribunale di Cagliari come curatore speciale del M5S. Crimi chiede che non maneggino in alcun modo i dati degli iscritti e intima al responsabile di Rousseau che gli si consegni il database. Per questo ha interpellato anche il Garante della privacy.

DI FRONTE A TUTTO ciò, Casaleggio da settimane fa resistenza passiva: sostiene che consegnerà quei dati solo al leader legittimo anche se sa benissimo che quel leader non può essere nominato senza che lo scrigno di Rousseau si apra. Ma il figlio di Gianroberto ora passa al contrattacco. Accusa il M5S di considerare gli iscritti alla stregua di numeri, semplici «nominativi da ottenere». Afferma che in queste ultime settimane numerosi tra di essi hanno espresso «preoccupazione di vedere violati i propri diritti». Il che avrebbe spinto «tantissimi a rivolgersi a noi per essere tutelati: ci hanno chiesto di non consentire il trasferimento dei propri dati a persone non legittimate». Di fronte al muro contro muro, è la versione di Rousseau, «oltre mille persone hanno deciso di disiscriversi dal M5S e di impedire che i propri dati vengano consegnati, contro la loro volontà, a soggetti terzi».

DA QUI SI ARRIVA all’ennesima trafila che il M5S dovrebbe sostenere per sperare che la questione si risolva: «Riteniamo che tutti gli iscritti debbano poter esprimere il proprio consenso con tempi idonei, informazioni chiare e modalità congrue – spiega la socia dell’Associazione Rousseau Enrica Sabatini – Una volta individuato il rappresentante legale, qualunque attività si intenda perseguire dovrà avvenire con il pieno ed esplicito assenso degli iscritti e garantendo l’esercizio di tutti i diritti associativi» chiarisce la socia di Rousseau, Enrica Sabatini.

IL RIBALTAMENTO è evidente: la piattaforma che in questi anni è stata accusata di non essere abbastanza trasparente accusa il M5S di poca chiarezza e manipolazioni: «L’elenco degli iscritti non è un tesoretto, né un pacco postale, né una proprietà per sentirsi i padroni – denunciano – Gli iscritti sono cittadini attivi che hanno deciso di essere protagonisti della vita politica e verso i quali sentiamo, da sempre, una profonda responsabilità nel garantire al massimo la tutela e il rispetto dei loro diritti».

TUTTO CIÒ AVVIENE mentre Conte prova, nonostante tutto, a prendere servizio a pieno regime da capo politico, seppure ancora de tutto informale e senza essere neppure iscritto al Movimento 5 Stelle. Due giorni fa, ad esempio, ha condotto la riunione coi ministri che ha preceduto la cabina regia e il consiglio dei ministri. L’ex presidente del consiglio prova a fugare i dubbi dei parlamentari. Grillo, dopo averli convinti a votare per Draghi e aver scelto il discusso Cingolani come ministro della transizione ecologica, è sparito. Circola la frustrazione di contare poco nel governo e di essere immersi in un processo di riorganizzazione che gira a vuoto. Conte ha preso tempo sul tetto dei due mandati, il nodo che rischia di spaccare la truppa parlamentare, ma deve trovare il modo di accelerare la rigenerazione del M5S.