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Guerra alle porte. Bibi ha ottenuto ciò che cercava

Guerra alle porte. Bibi ha ottenuto ciò che cercavaGerusalemme Est. Negozi palestinesi chiusi in segno di lutto per l'uccisione di Ismail Haniyeh – Ap

Israele/Libano/Gaza Calma apparente in Israele pronto ad ogni scenario. A Gaza l’esercito di Tel Aviv colpisce un’altra scuola piena di sfollati, almeno 15 i palestinesi uccisi

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 2 agosto 2024
Michele GiorgioGERUSALEMME

I media israeliani ieri sera ostentavano ancora tranquillità dedicando i titoli principali ai buoni risultati ottenuti da due atleti israeliani alle Olimpiadi. E il Comando del fronte interno dell’esercito non ha comunicato alla popolazione particolari precauzioni da adottare. Le compagnie aeree cancellano i voli, eppure l’aeroporto di Tel Aviv resta aperto. Dietro questo velo di apparente serenità, i vertici politici e militari di Israele sanno bene che è questione di ore la guerra, ampia, su più fronti, con Hezbollah e altri alleati dell’Iran. Benyamin Netanyahu e il suo governo hanno cercato e stanno per ottenere la guerra che, dicono, dovrà «ridisegnare gli equilibri in Medio oriente e ripristinare la deterrenza israeliana», uccidendo nel giro di poche ore a Beirut Fouad Shukr, capo di stato maggiore di Hezbollah, e a Teheran, Ismail Haniyeh capo politico di Hamas. Israele afferma anche di avere conferma della morte nel bombardamento del 13 luglio a Mawasi (Gaza) del comandante militare di Hamas Mohammed Deif (il movimento islamico nega).

Così Netanyahu e il suo esecutivo di destra religiosa hanno messo fine alla guerra di logoramento andata avanti per quasi dieci mesi lungo il confine tra Libano e Israele, e hanno aperto la strada che porta allo scontro senza esclusione di colpi. Il razzo lanciato qualche giorno fa dal Libano e che ha centrato la cittadina di Majdal Shams uccidendo 12 bambini, è stato il casus belli per Netanyahu, anche se il Golan è un territorio che internazionalmente appartiene alla Siria e non a Israele. Hezbollah, per bocca del suo leader Hassan Nasrallah, ripete di non averlo lanciato quel razzo. L’agenzia Reuters, citando fonti della sicurezza e vari diplomatici in Libano riferisce che Hezbollah non ha sgomberato i suoi siti sensibili né ha evacuato i funzionari di alto rango nella periferia di Beirut prima dell’attacco in cui è morto il suo comandante. Hezbollah, inoltre, non si aspettava che Israele avrebbe colpito la periferia meridionale di Beirut, la sua roccaforte, rispettando le linee rosse in vigore da dieci mesi. Israele doveva risparmiare le grandi città, tra cui Beirut, ha detto un diplomatico. L’uccisione di Fouad Shukr inoltre ha annientato gli sforzi di mediazione portati avanti da Usa e Francia. «Gli israeliani non ascoltano una parola di ciò che diciamo loro. Stanno seguendo il loro piano e non ci ascoltano», ha detto alla Reuters un altro diplomatico europeo.

Netanyahu sembra non temere le reazioni dell’Iran e dei suoi alleati. Afferma che «Israele è a un livellto alto di prontezza per qualsiasi scenario, sia difensivo che offensivo…esigeremo un prezzo molto alto per qualsiasi atto di aggressione contro di noi da qualsiasi arena». Ieri il premier ha incontrato il capo del Comando del Fronte Interno dell’esercito israeliano, Rafi Milo, per fare il punto della situazione. L’obiettivo di Israele è assorbire l’attacco di Hezbollah che, con ogni probabilità, avverrà insieme a quello degli Houthi yemeniti e delle milizie irachene sponsorizzate da Teheran. Poi le Forze armate israeliane si lanceranno all’assalto del Libano. L’aviazione, spiega qualche fonte locale, martellerà senza sosta la parte meridionale del paese dei cedri – già gravemente danneggiata – quindi le divisioni corazzate entreranno in Libano con l’intento di avanzare velocemente per molti chilometri. I combattimenti, nelle intenzioni israeliane, dovranno durare alcune settimane. E non è detto che gli aerei non si spingano fino in Iran per colpire le sue centrali nucleari. A proteggere Israele ci saranno le unità navali Usa che stanno convergendo nella regione. Netanyahu ieri sera ha avuto un importante colloquio telefonico con Joe Biden. In cambio del ritiro dell’esercito dal Libano, Israele con l’appoggio di Washington proverà a imporre una risoluzione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu che preveda il ritiro dei combattenti di Hezbollah a molti chilometri dal confine tra i due paesi.

Le cose forse andranno in modo diverso dai piani israeliani. Il fronte avversario potrebbe lanciare un attacco combinato nelle prossime ore. Uno sciame di droni e missili balistici si dirigerà contro le basi aeree settentrionali – per cercare di limitare la superiorità aerea israeliana – e quelle della Marina ad Haifa, oltre a colpire con forza Tel Aviv e altre città fino a Bersheeva nel Neghev. E se le truppe israeliane entreranno in Libano, Hezbollah ha già fatto capire che i suoi combattenti proveranno ad occupare centri abitati israeliani in Galilea, con l’aiuto di formazioni paramilitari alleate iraniane, pakistane e afghane attualmente in Siria.

La guerra al nord oscurerà agli occhi del mondo l’offensiva militare a Gaza, con le sue centinaia di migliaia di case distrutte e i 40mila palestinesi uccisi. Ieri gli aerei israeliani hanno colpito un’altra scuola della Striscia, la Dalal Mughrabi di Shujayeh (Gaza city): almeno 15 i morti, tra cui donne e minori. Per le forze israeliane veniva usata da Hamas per nascondere i suoi combattenti, armi ed esplosivi. I palestinesi negano. Altre 11 persone sono state uccise e ferite in raid israeliani sui campi profughi di Nuseirat e di Maghazi. Tra i morti delle ultime ore c’è anche Khaled Shawa, un 17enne ferito nell’attacco mortale di due giorni fa del drone israeliano a due giornalisti di Al Jazeera. Khaled in sella alla sua bicicletta stava portando del cibo alla famiglia quando è stato investito dalla potente esplosione che ha ucciso i due reporter.

 

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