Hollande oggi è a Mosca, per incontrare Putin. Alle 8 del mattino, riceve Renzi all’Eliseo. Ieri sera, il presidente francese ha cenato con Angela Merkel. La vigilia era a Washington, per un incontro con Obama, dopo aver incontrato Cameron lunedi’. Venerdi’, presiederà agli Invalides la cerimonia di omaggio alle vittime degli attentati del 13 novembre e ha invitato i francesi a esporre la bandiera tricolore in segno di solidarietà, una pratica finora poco diffusa (anche se negli ultimi giorni la vendita di bandiere è raddoppiata). Domenica, Hollande accoglie i capi di stato e di governo a Parigi per l’avvio della Cop21, lunedi’: Obama, Putin, Xi Jinping, 147 capi di stato e di governo presenti, oltre al segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. Una maratona diplomatica su due fronti, con la battaglia contro il riscaldamento climatico che rischia di passare in secondo piano di fronte all’emergenza terrorismo. In Francia dove vige lo stato d’emergenza, saranno dispiegati 120mila uomini, tra poliziotti e militari, 11mila a Parigi, 8mila alle frontiere, dove Schengen è ormai sospeso. Parigi sarà blindata, domenica e lunedi’, metropolitana gratuita per spingere gli abitanti a lasciare a casa l’auto, autostrade bloccate quando passano i convogli dei leader politici verso il Bourget, dove ha luogo la Cop21.

Ma malgrado l’attivismo diplomatico di Hollande, la Francia ha dovuto rivedere al ribasso le ambizioni di mettere assieme una “coalizione” unica contro Daech. L’abbattimento dell’aereo russo da parte dei turchi, martedi’, ha brutalmente ricordato che un fronte unico non esiste. Obama non ha seguito Hollande nel cambiamento di attitudine nei confronti della Russia, con cui la Francia è ora decisa a collaborare (mettendo tra parentesi anche il destino di Assad). A Parigi, è ormai adottato uno slittamento terminologico: i diplomatici parlano di “cooperazione” accresciuta (al posto di “coalizione”), con scambio di informazioni con gli Usa ma anche con la Russia per gli attacchi aerei in Siria e Iraq. Cameron, che ha aumentato il budget della difesa di 12miliardi di sterline, ha promesso di estendere i bombardamenti in Siria, ma Westminster deve approvare. Spagna e Irlanda sono disposte a partecipare, ma sotto l’egida dell’Onu, mentre l’est europeo è assente, preoccupato di non cedere alla Russia. In Francia, la destra chiede di più, a cominciare dalla fine delle sanzioni alla Russia (a cui non è stata venduta una fregata, poi dirottata all’Egitto, pagata con soldi dell’Arabia saudita) e un accordo con il regime di Assad, passo che Hollande, seguendo Obama, non vuole fare.

Assemblea e Senato hanno votato ieri per il proseguimento dell’impegno militare francese in Siria. La Francia ha chiesto cooperazione ai partner europei. La Germania, che rifiuta di parlare di “guerra”, ha comunque accolto la richiesta: la ministra della Difesa, Ursula von der Leyen, ha annunciato che verranno inviati 650 militari in Mali per coadiuvare i francesi a lottare contro i jihadisti, e 50 militari sono destinati all’addestramento dei kurdi. I ministri dell’Economia, Emmanuel Macron e Sigmar Gabriel, hanno proposto congiuntamente di creare un fondo europeo di 10 miliardi di euro per lottare contro il terrorismo e per l’accoglienza dei rifugiati. Ma la Francia arretra sui rifugiati. Il primo ministro, Manuel Valls, due giorni prima della visita informale di Merkel, ha affermato che “l’Europa deve dire che non puo’ più accogliere cosi’ tanti migranti”, una critica indiretta alla Germania. Ieri all’Assemblea Valls ha insistito sulla priorità della lotta al terrorismo, ma ha precisato che la Francia “non invierà truppe a terra” in Siria, la battaglia tocca agli eserciti “locali”. Valls, che a gennaio dopo Charlie Hebdo aveva parlato di apartheid nelle banlieues francesi, ormai accoglie le posizioni della destra: con grandi applausi da questa parte politica, ieri ha affermato all’Assemblea che non c’è “nessuna scusa sociale, sociologica e culturale” per le derive violente dei jihadisti locali, implicati negli attentati. La Francia chiede alla Commissione di impegnare più fondi Ue per limitare il flusso di rifugiati in Europa. Domenica c’è un vertice Ue-Turchia e Bruxelles, per discutere dell’aiuto di 3 miliardi che Ankara pretende per limitare le partenze dei 2 milioni di siriani rifugiati sul suo territorio. La Commissione ha proposto 500 milioni dal bilancio Ue, e il resto lo ha chiesto ai paesi membri, che non sembrano entusiasti di mettere mano al portafoglio.