Sono trascorsi due anni dall’amarcord discografico dell’Osteria delle Dame di Bologna. Allora parve di vedere un Guccini dimesso. Da tempo la decisione che non avrebbe più cantato era stata presa. L’ultima Thule del 2012 era stato l’annunciato «canto del cigno». Il mestiere futuro, peraltro già trasversale o meglio complementare alla musica, sarebbe stata definitivamente la scrittura. Lo ribadisce lo stesso artista emiliano nella Sala Testori del Teatro Parenti di Milano, dove si presenta, nei toni del grande evento, il primo dei due capitoli del progetto che Guccini condivide con Mauro Pagani Note di viaggio – venite avanti (BMG/Universal Music).

«DA PICCINO dicevo già di voler far lo scrittore e non il cantautore». Però, come spesso avviene c’è sempre un «mai dire mai» nella vita dei grandi artisti. E soltanto un lavoro carezzevole e di ampio respiro come quello proposto da Mauro Pagani, con il coinvolgimento di cantanti e musicisti, poteva convincere il cantautore modenese ad approvare la sua realizzazione e addirittura a riportarlo davanti al microfono per l’inedito Natale a Pavana. In realtà: «Una poesia in dialetto pavanese, già pubblicata e dedicata a quei Natali dei miei primi cinque anni con i tortellini nel piatto, passati lontano da quella Modena che rappresentava per me la privazione ed in quella che oggi è la mia casa e allora apparteneva alla mia famiglia». Natale a Pavana sarà anche il primo singolo estratto dell’album, accompagnato da un video, girato in parte proprio a casa di Guccini perché come Pagani sottolinea: «Non sono riuscito a smuoverlo da Pavana». La presentazione si trasforma in una conversazione a più voci. La scaletta del disco richiama l’attenzione alla cronaca e all’attualità, perché all’inedito segue nell’interpretazione di Elisa, Auschwitz: «È stata la mia prima canzone pubblica».

SI PARLA del caso Segre: «È una vergogna che abbia avuta assegnata una scorta per proteggerla dalle minacce che ogni giorno riceve. Di sicuro ora m’inonderanno d’insulti. Come altrettanto so per le prossime regionali da che parte stare. Pavana però è sul confine toscano». Dunque, doverosamente Auschwitz apre la carrellata delle versioni di canzoni come Incontro, Scirocco, Stelle, Vorrei e sono qui una dozzina, tutte confezionate su misura nei suoni e negli arrangiamenti da Mauro Pagani per interpreti come Ligabue, Carmen Consoli, Brunori sas. E tutti – sottolinea: «Hanno accolto le mie proposte, la prima selezione su 200 canzoni circa era di una quarantina di pezzi. L’unica contesa – evidenzia il polistrumentista e produttore – è stata L’avvelenata che ho finito per cantare io con Manuel Agnelli». «Mi fa un certo effetto sentire di aver fatto tutte queste canzoni» ribatte Guccini «eppure sembra che ne abbia composto solo tre». La locomotiva, Dio è morto e ovviamente L’avvelenata. C’è spazio per aneddoti, come quando Guccini evoca un incontro ad un Club Tenco con l’offerta a Pagani di entrare nel suo gruppo, con il relativo: «Ma va a cagare».