Dalla Colombia al Cile passando per il Perù, cresce la protesta anti-governativa dei popoli latinoamericani. L’ultimo caso è quello del Guatemala, dove la popolazione è scesa in strada per chiedere la rinuncia del presidente conservatore Alejandro Giammattei, accusato di sacrificare gli interessi della maggioranza a favore di un’élite di privilegiati.

A DARE IL VIA alla mobilitazione è stata, mercoledì, l’approvazione da parte del Congresso del Bilancio 2021, che, oltre ad aggravare l’indebitamento del paese, comporterebbe tagli alle già scarse risorse destinate ai programmi sociali e, in piena crisi sanitaria, persino a ospedali e centri di salute, in un paese in cui il 59,3% della popolazione si trova al di sotto della soglia della povertà e in cui a soffrire di denutrizione sono sette bambini con meno di 5 anni su dieci.

Un bilancio, oltretutto, votato in tutta fretta, in piena notte e nel momento peggiore per il paese, tra l’abbandono delle comunità colpite dagli uragani Eta e Iota e una criticatissima gestione della pandemia.

Così, sabato scorso, più di 500mila persone si sono riunite pacificamente nella piazza del Congresso, al grido di «Basta corruzione», «Fuori Giammattei» e «Vi siete messi contro la generazione sbagliata», lo slogan reso celebre dalla mobilitazione dei giovani peruviani contro il golpe parlamentare, poi rientrato, nel loro paese. Mentre un gruppo di manifestanti – accusati da altri di essere in realtà degli infiltrati – ha sfondato la porta d’ingresso e le finestre della sede del Congresso, lanciando torce di fuoco all’interno dell’edificio.

LA REPRESSIONE della polizia è stata violentissima e, come avviene spesso e volentieri, a farne le spese sono stati i manifestanti pacifici, una cinquantina dei quali sono finiti in ospedale (almeno due con lesioni agli occhi). Un «uso eccessivo della forza» che non è sfuggito né alla Commissione interamericana per i diritti umani, la quale ha denunciato la repressione «indisciminata» della protesta da parte di «agenti dello Stato», né all’Alto Commissariato Onu per i diritti umani, che ha raccomandato un processo equo per le persone arrestate, tra cui anche due adolescenti.

Invano il vicepresidente Guillermo Castillo aveva proposto venerdì a Giammattei che entrambi rinunciassero alla carica «per il bene del paese». Il presidente non solo è rimasto al suo posto, ma, dopo aver annunciato che sugli autori degli «atti criminali» sarebbe caduto «tutto il peso della legge», ha addirittura invocato la Carta Democratica dell’Osa, l’Organizzazione degli Stati americani, a difesa dell’ordine costituzionale, denunciando «il carattere anti-democratico» delle proteste e «la grave minaccia costituzionale rappresentata da queste».

Tuttavia, le mobilitazioni almeno un risultato l’hanno raggiunto: in nome della pace sociale, il Congresso, dominato dai partiti conservatori filo-governativi, ha dovuto infatti fare marcia indietro, sospendendo l’iter del Decreto di approvazione del contestato Bilancio 2021.