Il controverso accordo sui rifugiati tra Ankara e Bruxelles sul respingimento in Turchia dei migranti giunti sulle isole greche dell’Egeo, a partire dalla mezzanotte del 20 marzo, ha preso ufficialmente il via con l’arrivo, nella mattinata di ieri, di funzionari turchi sulle isole greche di Lesbo, Chios, Kos, Samos e Leros. In queste ore sono in corso le procedure necessarie per dare inizio al ritorno in Turchia dei migranti che vi sono appena sbarcati. Con la firma dell’accordo di Bruxelles tra Ue e Turchia sono stati rafforzati i pattugliamenti lungo la costa egea sia da parte delle forze navali turche che da parte di quelle greche.

Non si era nemmeno concluso il vertice e già era scattata una vasta operazione di contrasto dell’immigrazione illegale da parte della Guardia costiera turca, durante la quale sono stati arrestati 1.724 rifugiati che tentavano di raggiungere l’isola greca di Lesbo e 16 trafficanti di esseri umani. Molti rifugiati, per lo più provenienti dalla Siria e dall’Afghanistan, sono stati portati in alcuni ostelli della costa. Si sono levate urla di disperazione tra i rifugiati che non intendevano rinunciare alla loro speranza di raggiungere l’Europa. Donne e bambini piangevano in preda al panico.

Sulle coste greche gli sbarchi non sembrano affatto conclusi. Sull’isola di Lesbo sono arrivati in questo fine settimana 823 rifugiati, molti dei quali sono destinati ad essere respinti in Turchia. Le Ong giudicano ingiusta l’intesa che prevede che l’Ue accolga legalmente un profugo per ogni irregolare rispedito in Turchia, un piano che Atene, come ha appena fatto sapere, considera irrealizzabile.

Di fatto, i circa 50 mila rifugiati presenti in Grecia rischiano di rimanere bloccati in una pericolosa situazione di stallo. Nella notte tra sabato e domenica, la Guardia costiera turca ha effettuato il salvataggio di 126 profughi al largo della costa della Turchia occidentale intenti a raggiungere l’isola di Lesbo su gommone. Altri 101 rifugiati sono stati salvati dal naufragio di due gommoni al largo di Çesme. Una bambina di 4 mesi è annegata al largo di Çesme davanti all’isola di Chios; un gommone carico di profughi si era ribaltato e la Guardia costiera era intervenuta salvando 21 persone.

Çesme è una località turistica a soli tre miglia nautiche dall’isola di Chios, ed è una delle rotte preferite dai rifugiati. Nella notte appena trascorsa 875 rifugiati hanno attraversato l’Egeo per andare in Grecia. E oggi ad Ankara ci sarà una riunione tra le autorità greche e turche per organizzare i trasferimenti.

Ankara non applica del tutto la Convenzione di Ginevra del 1951, dal momento che prende in considerazione dei criteri geografici. Questo significa che lo status di rifugiato viene concesso solo a un numero di richiedenti asilo provenienti dagli Stati europei, mentre ai rifugiati provenienti da altre zone, inclusa la Siria, viene concesso solo lo status di «ospite in protezione temporanea» e dunque con forti limitazioni per una completa integrazione.

Vi è il reale pericolo che tra le misure che Ankara adotterà per bloccare il flusso migratorio verso l’Ue vi saranno anche quelle repressive. È di questi giorni la notizia che la guardia costiera turca ha mobilitato 5 mila uomini lungo le sue coste e che ha in programma di innalzare presto questo numero a 17 mila unità.