La cosiddetta «guardia costiera» libica ha aperto il fuoco ieri pomeriggio contro alcuni pescatori italiani. Tre le imbarcazioni sotto tiro: Artemide, Nuovo Cosimo e Aliseo. Il comandante di quest’ultima, Giuseppe Giacalone, è rimasto ferito a un braccio e alla testa. L’episodio si è svolto in acque internazionali, a circa 35 miglia nautiche da Misurata, nei pressi della zona in cui si pesca il famoso «gambero rosso» e su cui esiste una lunga contesa sin dai tempi di Gheddafi.

A SOSTEGNO DEI PESCHERECCI si è precipitata la fregata Libeccio della marina militare italiana. «L’intervento si è reso necessario per la presenza di una motovedetta della guardia costiera libica in rapido avvicinamento ai motopesca italiani», si legge in una nota della marina. Dalla Libeccio è partito l’elicottero di bordo che però non è riuscito a scongiurare l’esplosione dei colpi di arma da fuoco, forse partiti da una mitragliatrice. Sul posto è stato dirottato anche l’aereo da ricognizione P-72.

Il comandante ferito è stato trasbordato sulla nave della marina con l’autorizzazione dei libici. Poi Artemide e Nuovo Cosimo hanno rivolto la prua verso la Sicilia, mentre l’Aliseo è stato assistito dalla Libeccio. I tre motopesca fanno parte della flotta di Mazara del Vallo e solo tre giorni prima erano stati oggetto di un tentativo di sequestro «scongiurato dal tempestivo intervento della nave Alpino», scrive ancora la marina.

LE NOTIZIE CONFERMATE si fermano qua, perché al momento non si conosce un dettaglio chiave: da quale unità libica sono partiti gli spari? Indiscrezioni fanno riferimento alla Ubari 660 donata insieme alla Fezzan 658 nel 2018, arrivate durante il governo gialloverde ma in seguito al memorandum firmato da Marco Minniti (Pd). Insieme alla P-300 sono le imbarcazioni più utilizzate dai libici per dare la caccia ai migranti. A ottobre dello scorso anno vicino a queste motovedette erano stati fotografati dei militari turchi.

Nonostante ancora non ci siano notizie ufficiali e il panorama delle milizie libiche che hanno in dotazione armi e unità navali rimanga frastagliato, al di là dei recenti accordi politici, è significativo che sull’episodio abbia preso parola Masoud Ibrahim Abdelsamad. Il commodoro è portavoce della marina di Tripoli da cui dipende la «guardia costiera» impegnata nelle intercettazioni dei migranti. «Non sono stati esplosi colpi contro imbarcazioni, ma colpi di avvertimento in aria», ha risposto all’Ansa.

SUL GRAVE episodio sono piovute le dichiarazioni politiche di rito. Tutti i partiti hanno condannato l’attacco. «Il governo riferisca in parlamento», ha detto Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia). «La Lega chiede da tempo un intervento diplomatico per garantire sicurezza e lavoro dei nostri pescatori», hanno dichiarato i deputati del Carroccio Lorenzo Viviani e Paolo Formentini. «Inconcepibile quel che è accaduto oggi. Solidarietà al comandante del peschereccio italiano. Non ci si potrà accontentare di scuse o vaghe spiegazioni», ha twittato il segretario Pd Enrico Letta. Il nodo, però, è un altro e lo ha toccato Enrico Aimi, senatore e capogruppo in commissione affari esteri di Forza Italia: «La beffa è che si tratta molto probabilmente di un’imbarcazione di quelle concesse dal governo italiano per contrastare l’immigrazione clandestina».

Alla carica sono partiti i parlamentari contrari ai lauti finanziamenti che da Roma partono verso Tripoli per fermare i migranti, ma sulla cui reale destinazione i punti interrogativi sono più delle certezze. «A fine maggio torna in aula il decreto sul rifinanziamento delle missioni internazionali tra cui quella di cooperazione con la guardia costiera libica – afferma Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana – Mi auguro cresca il fronte dei parlamentari che si oppongono, a prescindere dalla collocazione politica». Per Erasmo Palazzotto (Liberi e Uguali) «occorre sospendere immediatamente la missione di supporto ai libici».

«È IMPORTANTE che la reazione netta e dura si manifesti quando il parlamento dovrà votare il rifinanziamento della missione internazionale», sostiene Riccardo Magi (+Europa). «Violenze sui migranti, spari contro i pescatori italiani. Questa è la guardia costiera libica. La dobbiamo ringraziare?», scrive l’eurodeputato Pd Pietro Bartolo, con un ironico riferimento alle parole pronunciate dal premier Mario Draghi durante la sua recente missione a Tripoli.

Un appello a invertire la rotta viene anche da Pietro Marrone, pescatore di Mazara del Vallo e comandante della Mare Jonio, la nave della Ong Mediterranea. Marrone ha vissuto sulla propria pelle i conflitti con i libici ed è cugino di uno dei pescatori rapiti in acque internazionali nell’autunno scorso. «Non bisogna più dare armi né sostegno economico a queste milizie – afferma – Sono le famose motovedette regalate dall’Italia per fermare i migranti quelle che sparano addosso ai pescatori. Fa rabbia perché noi rispettiamo regole e distanze, ma ci troviamo a rischiare la vita per il solo fatto di uscire a lavorare».

 

AGGIORNAMENTO 7 MAGGIO, ORE 9.19

In un tweet diffuso dalla marina militare italiana si riconosce la motovedetta libica intervenuta contro i pescherecci italiani. È proprio la Ubari 660.

Buone notizie sono arrivate dal comandante Giacalone, le cui ferite sono risultate di lieve entità. Nella tarda serata di ieri si è messo in contatto con il figlio e ha detto: «Sto bene, non preoccuparti». L’uomo si sarebbe ferito nel tentativo di mettersi a riparo nelle fasi più concitate.