Non è il momento di allontanarsi troppo da Berlino. Angela Merkel deve presidiare le inquietudini del suo partito in vista del voto sul terzo pacchetto greco in programma domani al bundestag. E così la promessa visita all’Expo di Milano è diventata un blitz, anticipato di un giorno e durato in tutto quattro ore. Bene lo stesso per Matteo Renzi, che prima ha festeggiato con il solito tweet celebrativo dell’Expo, poi ha interrotto le ferie per accogliere, con la moglie Agnese, la cancelliere e il di lei marito Joachim.

Veloce giro obbligato per i padiglioni italiano e tedesco, piccola deviazione imprevista verso il padiglione dell’Alto Adige, dove attendeva il presidente della provincia di Bolzano con speck, vino bianco e succo di mela: la cancelliera ama le vacanze in montagna a Solda. Folla all’arrivo degli ospiti, anche perché l’ingresso ai padiglioni è stato interrotto con notevole anticipo e i normali visitatori hanno finito per ammassarsi nel caldo pomeriggio. Qualche applauso ma anche fischi e contestazioni ben distinguibili nella calca di telecamere e smartphone. Tanto che i giornalisti presenti hanno colto lo sfogo della presidente di Expo spa Bracco: «Non si fa così con un’ospite molto carina, sono dei villani».

Nel padiglione zero, davanti a una parete dove scorrono le quotazioni di borsa, il presidente del Consiglio italiano ha preso il telefonino e rivolgendosi alla cancelliera tedesca ha fatto questa battuta: «Fammi controllare lo spread». Poco dopo, a cena, nel ristorante del padiglione italiano – il milanesissimo Peck – ha proposto un brindisi con lo spumante «Orgoglio Italia». Merkel, in cambio, ha risposto «of course» a un giornalista che è riuscito a chiederle se aveva gradito il padiglione zero. Successivamente il ministro dell’agricoltura Martina, presente nel corteo, ha garantito che la cancelliera «ha fatto moltissimi complimenti anche al padiglione Italia». Con il commissario Sala, invece, Merkel si è informata riguardo al destino dei padiglioni quando, da qui a due mesi e poco più, l’esposizione universale sarà chiusa. «Siamo arrivati in tempo per l’Expo e saremo in tempo anche per il futuro», è stata la profetica risposta.

La stampa tedesca ha complessivamente ignorato il pomeriggio a Rho della cancelliera, dedicando invece molta attenzione al prossimo viaggio in Brasile: Merkel partirà domani, una volta incassato il sì del parlamento al pacchetto greco varato dall’eurogruppo. Intervistata dalla televisione pubblica Zdf, la cancelliera si è detta certa dell’intervento del Fondo monetario internazionale a garanzia del debito greco, argomento che può risultare decisivo nel convincere i deputati conservatori contrari agli aiuti. Ma ha parlato anche dell’immigrazione come la questione più importante, che dovrebbe impegnare i leader europei «molto più della Grecia o della stabilità dell’euro». La situazione dei richiedenti asilo per Merkel è «assolutamente insoddisfacente» e sarà un test «per vedere se noi europei siamo in grado di agire assieme». In patria questa enfasi sui richiedenti asilo è stata letta come un tentativo di smarcarsi dal più problematico dossier greco, in Italia invece come un segno di attenzione alle richieste di Renzi di maggior cooperazione europea.

Ma la principale richiesta di Renzi alla cancelliera è evidentemente un’altra, anche se la cena con le famiglie non può essere stata risolutiva. Il governo italiano in vista della legge di stabilità, che dovrà essere presentata a metà ottobre in parlamento, ha bisogno che Berlino conceda margini per la spesa in deficit al di fuori di quello che è previsto dai trattati. I conti non sono troppo difficili da fare, visto che la manovra è stata annunciata da 25 miliardi di euro, e 19 sono destinati a coprire le clausole di salvaguardia che altrimenti farebbero scattare l’aumento dell’Iva. In più la sola abolizione dell’Imu-Tasi sulla prima casa promessa del presidente del Consiglio costerà tra i quattro e i cinque miliardi. Le promesse però sono ancora tante, la più costosa delle quali è di nuovo rivolta alle aziende: la proroga della decontribuzione per i nuovi assunti. Da qui le speranze di guadagnare margini di manovra. «Siamo nella condizione di chi ha promesso riforme e le sta facendo, dunque ha diritto a flessibilità. Il punto è quanta ne otterremo», ha detto il viceministro dell’economia Morando. La crescita lenta del Pil complica il puzzle, e non è detto che Renzi ottenga solidarietà da Berlino in nome del comune problema. Proprio ieri la Banca centrale tedesca ha previsto una crescita «vigorosa» nel secondo semestre 2015, per la Germania.