Non è una tendenza del momento perché, negli ultimi anni, i cambiamenti alla direzione creativa dei marchi di moda, storici e non, si sono succeduti a ritmo sostenuto. Da settembre in poi, però, il ritmo è diventato ancora più sostenuto innescando anche cambiamenti di geo-politica non indifferente.

Durante le recenti sfilate di prêt-à-porter a Parigi si sono registrati importanti cambiamenti in corso d’opera: il giorno dopo della sfilata di Rochas arriva la comunicazione che Roberto Zanini, applaudito caldamente per la sua collezione primavera/estate 2014, lascia la direzione creativa del marchio e che al suo posto arriva un altro designer italiano, Alessandro Dell’Acqua, che al suo attivo ha una linea autografa con il marchio N° 21 e una storia di alta professionalità. Nello stesso tempo, anche in mancanza di ufficialità, si sapeva che Zanini lasciava Rochas per assumere la direzione creativa di Schiaparelli, marchio storicissimo francese fondato dall’italiana Elsa in compagnia degli artisti surrealisti di stanza a Parigi prima e dopo la Prima guerra mondiale (Cocteau, Dalì, Giacometti, Picasso, Elsa Triolet, Leanor Fini) riportato in vita dopo l’acquisto da parte dell’italiano Diego Della Valle che, come la fondatrice, si tiene lo storico atelier di Place Vendôme e affida la creatività a un designer italiano con vocazione internazionale, proprio come Elsa.

Ma la sostituzione più clamorosa è quella, comunicata il giorno stesso della sfilata ma nota a tutti da mesi, di Marc Jacobs da 16 anni alla direzione creativa della linea donna di Louis Vuitton, il marchio di proprietà del colosso del lusso Lvmh. Arrivato nel 1997, quando il già arcinoto LV ha introdotto l’abbigliamento accanto alla valigeria e alla pelletteria composte di oggetti che sono un cult da 160 anni (fondato nel 1854, festeggia il compleanno nel 2014) e il cui logo si è trasformato in icona (o in cifre, come amava dire Luchino Visconti che aveva le stesse iniziali), Jacobs ha inventato per Vuitton uno stile di lusso mixato con le tendenze della strada alla maniera di un dj (cioè senza inventare una musica nuova ma remixando pezzi noti) e ora lascia il posto a Nicolas Ghesquière che, a sua volta, per 15 anni aveva guidato Balenciaga, marchio storico ma appassito, verso l’invenzione di tendenze comtemporanee, senza guardare molto negli archivi ma stando attento a non perdere il vero valore aggiunto del marchio, e cioè la vocazione a inventare il nuovo.

Ed è questo che rende molto interessante la notizia della nomina di Ghesquière alla direzione creativa di un marchio come Vuitton. Tutto lascia immaginare, infatti, che con il suo arrivo il marchio leader di Lvmh, che ha a disposizione mezzi ingentissimi, diventi un modo di fare moda che riesce a coniugare ricerca e fatturati (un po’ alla maniera di Prada, per intenderci). Riportando la moda nella posizione che le compete: rompere il consueto per immaginare un futuro che vada oltre quel contemporaneo che muore mentre sta nascendo.