Caduto in disgrazia in patria – dove le promesse mancate, i ripetuti scandali di corruzione e l’appoggio a eventuali invasioni straniere hanno fatto precipitare la sua popolarità – il leader dell’opposizione Juan Guaidó, doppiamente autoproclamato presidente ad interim e presidente dell’Assemblea nazionale, può ora godersi, nel suo viaggio in diversi paesi latinoamericani ed europei, la boccata di notorietà che gli è garantita al di fuori dei confini del Venezuela.

Il suo tour non poteva non cominciare in Colombia, dove si è incontrato con il presidente Iván Duque, e, soprattutto, con il segretario di Stato Usa Mike Pompeo, che gli ha promesso ulteriori azioni in suo appoggio, proprio nel momento in cui l’Usaid, la famigerata Agenzia degli Usa per lo sviluppo internazionale, ha reso noto sul suo sito ufficiale di aver fornito dal 2017 quasi 467 milioni di dollari all’opposizione venezuelana a titolo di aiuti umanitari.

«La strategia per rovesciare Maduro è in corso e sta funzionando», ha assicurato Pompeo, in un’intervista successiva all’incontro con Guaidó, riferendosi anche a colloqui portati avanti «in tutto il Sudamerica, in Centroamerica, nei paesi europei e in altri ancora» al fine di unire gli sforzi per cacciare il tiranno. Ed è probabilmente a tale scopo che risponde il viaggio dell’eterno autoproclamato in Europa, dove ha già incontrato il ministro degli Esteri britannico Dominic Raab, il quale ha espresso «orrore e preoccupazione» per la crisi umanitaria in Venezuela e le violazioni dei diritti umani», e lo stesso primo ministro Boris Johnson, che Guaidó ha ringraziato per il sostegno assicurando che «il Regno unito è stato e sarà un socio fondamentale per il popolo venezuelano».

Ma il bagno di gloria per Guaidó non è ancora finito: ieri, infatti, si è recato a Bruxelles, dove sosterrà un colloquio con l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera Josep Borrell, prima di trasferirsi in Svizzera per partecipare al Forum di Davos e recarsi, sabato, a Madrid.

È stata intanto smentita dal governo Maduro la notizia, subito diffusa dalla stampa internazionale, di una presunta irruzione negli uffici di Guaidò da parte di agenti del Sebin, il servizio segreto venezuelano.

L’operazione di polizia – ha spiegato il governo – rispondeva a una indagine contro due imprenditori accusati di corruzione i cui uffici si trovano all’interno dello stesso edificio in cui lavora il leader dell’opposizione. Quanto al deputato di Voluntad popular Ismael Leon, di cui si erano perse le tracce, si trova rinchiuso nel carcere dell’Helicoide per la sua partecipazione all’assalto al battaglione militare di Luepa dello scorso dicembre.