Locarno. Ormai è tradizione prima ancora dell’inaugurazione ufficiale del festival vengono offerte al pubblico un paio di proiezioni gratuite in piazza Grande. Domenica scorsa è stata la volta de Il giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica, premiato con l’Oscar, l’altra sera è toccato a Chinatown di Roman Polanski (anche qui un Oscar a Robert Towne per la miglior sceneggiatura originale). Il prefestival serve anche per testare che tutto funzioni a dovere e con grande sorpresa l’inizio del film di Polanski ha avuto un ritardo di quasi un’ora perché è saltato l’impianto elettrico. Surriscaldamento. Ma gli svizzeri sono davvero particolari.

Quasi tutti sono rimasti seduti in paziente attesa mentre i tecnici hanno impiegato poco più di mezz’ora per sistemare l’impiccio, che in qualsiasi altro posto avrebbe fatto dichiarare forfait e annullare la serata. E chi è rimasto è stato ripagato con una sontuosa proiezione di Chinatown (qualcuno parlando del contrattempo ha subito ribattezzato la serata Grosso guaio a Chinatown), ancora fantastico quasi quaranta anni dopo la prima proiezione.

Classici del cinema, come classiche sono ormai le polemiche del Giornale del Popolo (area Comunione e liberazione) in anticipo sul festival. Quest’anno si lamentano per la scelta del film Feuchtgebiete che promette trasgressioni erotiche e perché il neodirettore Carlo Chatrian non ha raccolto il suggerimento dello stesso direttore del giornale per selezionare Cristiada, coproduzione Usa-Messico di un paio d’anni fa, sulla persecuzione dei cristeros negli anni ’20. Per fortuna gli altri giornalisti locali non sono integralisti e si riservano di vedere l’edizione 66 prima di muovere eventuali critiche.

E rimaniamo al confine tra Messico e Stati uniti con il film inaugurale 2Guns, in italiano Cani Sciolti (in uscita il 14 agosto), diretto dal regista islandese Baltasar Kormákur che proprio a Locarno ha dato il via alla sua carriera internazionale con 101 Reykjavik (nel 2000 ottenne un buon riscontro critico e venne premiato da una giuria di giovani, prima di girare il mondo). Come buona parte delle produzioni Usa recenti, il film è un action movie tratto da un fumetto, in questo caso scritto da Steven Grant e illustrato da Mateus Santolouco. Ma siamo distanti dalla produzione corrente degli studios.

I due protagonisti sono un agente dell’antidroga (Denzel Washington) e uno dei servizi della Marina (Mark Wahlberg), agiscono in coppia come criminali perché lavorano sotto copertura e nessuno dei due sa che l’altro è un agente governativo. Per incastrare un grosso trafficante messicano (grande Edward James Olmos) decidono di rapinare la banca dove deposita il denaro, tre milioni di dollari a botta. La banca è quella di Tres Cruces nel New Mexico (stessa località dove Don Siegel aveva ambientato Chi ucciderà Charley Varrick?). Va tutto bene, solo che trovano 43 milioni. E allora sono guai. Seri e grossi che coinvolgono i servizi, la Dea, la Cia, i trafficanti e chiunque abbia voglia di mettere le mani sul malloppo. Il fatto che si tratti di una produzione ricca, ma indipendente, è immediatamente visibile. Ognuna delle agenzie statali si rivela essere popolata da gente senza scrupoli, pronti a stendere chiunque si frapponga tra loro e la colossale massa di dollari. Sullo sfondo si intravede poi tutto il traffico, non solo di droga ma di esseri umani che alimenta la ricchezza statunitense e le miserie dei disperati.

Kormákur aveva già diretto Mark Wahlberg in Contraband remake made in Usa del suo Reykjavik- Rotterdam ora lo ritrova affiancato però a Denzel Washington, due temperamenti all’opposto (anche nella vita reale), uno estroverso e fracassone, l’altro più solitario e chiuso, ma la coppia funziona magnificamente bene, anche grazie a una sceneggiatura decisamente brillante che sposta l’action movie a un livello superiore con incursioni nel dramma e nella commedia, senza derogare ai principi del genere. Una felice sorpresa che farà storcere un po’ il naso ai custodi della sacralità cinematografica ma sarà invece piacevole scoperta per un pubblico in cerca di intrattenimento.
Ora, esauriti i rituali inaugurali, si passa a fare sul serio con venti film schierati nel concorso internazionale in attesa dei pardi.