Groko, la base Spd sceglie l’«usato sicuro»
Germania Con il 66%, una maggioranza ben oltre le previsioni, gli iscritti ratificano la Grosse koalition. Partecipazione oltre il 78%
Germania Con il 66%, una maggioranza ben oltre le previsioni, gli iscritti ratificano la Grosse koalition. Partecipazione oltre il 78%
Via libera della base socialista alla terza Groko con Angela Merkel e i bavaresi. Con oltre il 66% dei consensi, gli iscritti Spd hanno ratificato il contratto di coalizione che vincola al governo comune fino al 2021.
Maggioranza netta, ben oltre le previsioni, legittimata dall’alta partecipazione al voto (più del 78%) e certificata ieri dal tesoriere Dietmar Nietan alla Willy Brandt Haus, quartier generale dei socialdemocratici a Berlino.
«Ora abbiamo la certezza: la Spd entrerà nel prossimo esecutivo» è l’annuncio ufficiale del segretario ad interim Olaf Scholz, soddisfatto per la soluzione che archivia un’impasse istituzionale durata 161 giorni.
IMMEDIATE le congratulazioni della cancelliera, pronta ad accendere il suo nuovo mandato entro nove giorni. Già il 14 marzo al Bundestag “Mutti” potrebbe essere rieletta per la quarta volta. «I miei complimenti alla Spd per il risultato chiaro. Attendo con impazienza di rinnovare la cooperazione per il benessere del Paese» riassume Merkel via social.
Massima delusione, invece, per il leader dei Giovani socialisti (Juso) Kevin Kühnert, che ha lottato invano per boicottare la geometria politica già bocciata dagli elettori il 24 settembre.
«Io e molti altri giovani iscritti siamo delusi dal risultato di ieri più di qualsiasi altra cosa» taglia corto l’uomo-icona degli Juso, pur riconoscendo il risultato stabilito dai 363mila tesserati che hanno espresso voto valido. «Comunque, siamo di fronte a una decisione democratica che accettiamo. Non faremo certo la parte dei loser addolorati».
Dichiarazione antitetica alle parole del “perdente-felice”, Martin Schulz, senza più la poltrona di segretario e privo della carica-paracadute di ministro degli Esteri trattata per sé al tavolo con Merkel. «Sono contento perché il voto rafforzerà la Spd. Grazie all’accordo potremo fare avanzare la Germania ma anche l’Europa» precisa Schulz, rivendicando così la sua parte di vittoria. «Certamente ho contribuito a tutto ciò: il programma di governo ha un forte carattere socialdemocratico».
Da qui l’accelerazione Spd sulla nomina dei ministri di competenza. Entro la fine della settimana il partito ufficializzerà tutti i nomi della squadra di governo. Tre uomini e tre donne destinati a occupare i dicasteri di Immigrazione, Lavoro e Affari sociali, oltre alle Finanze già assegnate al vice-cancelliere Scholz e agli Esteri, “casella” liberata dal dietro-front di Schulz.
SI ATTENDE – tra oggi e domani – anche la lista della Csu. Oltre al governatore bavarese, Horst Seehofer, ministro dell’Interno in pectore, restano da individuare i titolari di Edilizia pubblica e Costruzioni.
L’unica ad aver assolto tutti i compiti è la cancelliera Merkel che da una settimana ha reso nota la formazione Cdu nel suo governo. Dal fedele ex capo di Gabinetto Peter Altmaier all’Economia, al “rivale” interno Jens Spahn alla Salute; da Ursula von der Leyen riconfermata alla Difesa, alla semi-sconosciuta Anja Karliczek all’Istruzione; fino alla giovane Julia Klöckner all’Agricoltura e a Helge Braun alla Cancelleria.
In parallelo “Mutti” ha impostato la sua successione, spingendo alla segreteria generale Cdu la premier del Saarland, Annegrett Kramp-Karrenbauer (detta “Akk”) la «numero due» dal 2015.
Proprio “Akk” ieri è stata tra le prime a celebrare il sì-Groko degli iscritti Spd. «Decisione saggia per i socialdemocratici e per la Germania. Ora sia noi che loro siamo pronti a prederci la responsabilità di un governo congiunto».
È LA LUCE VERDE che attendeva anche l’Ue, legata a doppio filo alla governance tedesca, ma anche lo “starter” per accendere l’esecutivo immaginato dal presidente federale Frank-Walter Steimeier, vero vincitore del referendum.
Eppure, secondo l’opposizione, il via alla nuova Groko restituisce lo stato di salute dei due maggiori partiti tedeschi che, sommati, hanno perso il 14% rispetto a cinque mesi fa. Secondo la co-segretaria Linke, Katja Kipping, i social-democristiani tornano al potere «indeboliti e apatici», mentre per i liberali «le preoccupazioni di Merkel sono finite, ma la Germania non avanza: si muove solo di lato» spiega Nicola Beer, segretaria generale Fdp. Fa il paio con i Verdi, pronti a rammentare l’orizzonte di provvedimenti urgenti.
«Ora si dovranno colmare le lacune su clima e lotta alla povertà» ricorda Annalena-Charlotte Baerbock, co-presidente dei Grünen.
Alzano la cresta anche i fascio-nazionalisti di Afd, staccati dalla Spd di un solo punto nei sondaggi. Ieri gli “alternativi” hanno diffuso la foto di Merkel con Andrea Nahles (segretaria Spd dal 22 aprile) accompagnata dalla didascalia: «Altri quattro anni da incubo per la Germania. Ne pagheranno il prezzo, al più tardi nel 2021».
Esattamente due anni prima è previsto il primo test di tenuta della nuova Groko. Stando alle intenzioni della Spd, nel 2019 dovrebbe esserci una sorta di verifica “midterm” sul grado di attuazione delle 177 pagine del contratto di coalizione.
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