Ha trasformato la Shoah in uno spot elettorale. L’ultima provocazione di Beppe Grillo è anche la più forte. Una foto ritoccata della scritta in ferro battuto che campeggiava all’ingresso del campo di Auschwitz è apparsa ieri sul sito del comico sotto il titolo «Se questo è un Paese». Nell’immagine il motto nazista «Arbeit Macht Frei» si è trasformato in «P2 Macht Frei», la P2 rende liberi. Non contento, Grillo ha poi modificato anche le parole della poesia che apre «Se questo è un uomo» di Primo Levi, usandola per tornare ad attaccare il presidente Giorgio Napolitano il premier Matteo Renzi, la sinistra e il patto Renzi-Berlusconi sulle riforme. Qualcosa di più e di peggio delle solite battute intrise di volgarità e che evidentemente il comico genovese ritiene divertenti per il suoi elettori. Al punto da provocare la reazione furiosa della comunità ebraica che non esita a definire quella del leader del M5S «un’infame provocazione», «un’oscenità sulla quale non si può tacere» visto che tocca «il valore della memoria e del ricordo di milioni di vittime innocenti».

Grillo si appropria dei versi di Primo Levi per la sua campagna elettorale. «Considerate se questo è un paese che vive nel fango – scrive sul blog – che non conosce pace ma mafia, in cui c’è chi lotta per mezzo pane e chi può evadere centinaia di milioni, da gente che muore per un taglio ai suoi diritti civili, alla sanità, al lavoro, alla casa nell’indifferenza dell’informazione». E ancora: «Considerate se questo è un Paese nato sulle morti di Falcone e Borsellino, dalla trattativa Stato-mafia, schiavo della P2, comandato da un vecchio impaurito dalle sue stesse azioni che ignora la Costituzione». E poi gli attacchi alla sinistra e a Renzi, quando descrive l’Italia come «un paese consegnato da vent’anni a Dell’Utri e a Berlusconi e ai loro luridi alleati della sinistra. Un paese che ha eletto come speranza un volgare mentitore assurto a leader da povero buffone di provincia».

Quello del fondatore del M5S – che ieri sera a Roma ha chiuso il suo tour – è un salto di qualità per certi versi inaspettato. Da tempo Grillo ha infatti alzato il tono dei suoi interventi contro quelli che considera suoi avversari. Sabato ha paragonato Matteo Renzi a Marcello Dell’Utri, l’ex senatore del Pdl fuggito in Libano, ma ha anche usato una canzone di Guccini per scaricare velocemente il sindaco di Parma Federico Pizzarotti e solidarizzato con i secessionisti veneti. Senza contare gli insulti ai dissidenti, poi cacciati dal Movimento, o quelli alla presidente della Camera Laura Boldrini. Iperboli ogni volta più accese, dalle quali si intuisce la scelta di radicalizzare sempre più il Movimento 5 stelle, specialmente ora che si è liberato di buona parte di coloro che preferiscono ragionare con la propria testa anziché adeguarsi ai diktat suoi e di Gianroberto Casaleggio. Un M5S con parlamentari ed elettori sempre più fedeli, ma anche sempre più estremisti nelle loro posizioni, pronti a condividere e giustificare tutte le intemperanze del capo. Tanto più quando, a poco più di un mese dalle elezioni europee, i sondaggi sembrano premiare questa scelta.

Nonostante questo l’uscita di ieri, con l’oltraggio alla Shoah, è qualcosa che va oltre le solite intemperanze verbali. E che non poteva non suscitare reazioni indignate. Tra i primi a intervenire c’è il presidente dell’Unione comunità ebraiche italiane (Ucei) Renzo Gattegna che definisce quella di Grillo una «provocazione» utile a «sollecitare i più bassi sentimenti antisemiti e cavalcare il malcontento popolare che si addensa in questi tempi di crisi». In serata, per il governo, interviene il sottosegretario Graziano Delrio: «Non c’è nessuna P2 che abita a Palazzo Chigi – è la replica a Grillo -. La P2 è stata una disgrazia per questo Paese».

Ma critiche arrivano anche dai partiti, dal Pd a Forza Italia. «Il post di Grillo può essere definito soltanto in un modo: fascismo di stampo nazista», commenta il presidente dei senatori pd Luigi Zanda, mentre per la sua collega Anna Finocchiaro parla di «nervosismo crescente» del leader M5S «di fronte alla sfida elettorale». Parole di condanna anche da Forza Italia e Scelta civica, ma anche dall’interno del M5S. Il deputato Tommaso Currò, una delle voci critiche del movimento, attacca infatti la scelta del leader di usare la Shoah: «E’ una parafrasi che non sta in cielo né in terra – commenta Currò – , è offensiva e peraltro tocca un tema rispetto al quale c’è una sensibilità profondamente diffusa».