Che qualcosa stesse bollendo nella pentola del M5s rispetto alla «patrimoniale» era chiaro da giorni. La firma del deputato – sospeso perché ha votato No al referendum sul taglio dei parlamentari – Andrea Colletti era l’ennesimo segnale.

Nessuna sorpresa quindi quando ieri mattina è arrivato il post di Beppe Grillo a dettare la linea ad un Movimento in difficoltà. Dribblando le polemiche sul Mes, sulla patrimoniale il fondatore sembrava aver buttato la palla in tribuna, per rimanere nelle metafore calcistiche. Un no alla «patrimoniale» di Fratoianni e Orfini – con la (falsa) motivazione che «sovraccarica di tasse la classe media» – e un sì ad una tassa sui «2.274 cittadini con un patrimonio personale superiore a 50 milioni di euro», citando «il rapporto globale del Credit Suisse», seppur ne esistano di migliori e nostrani. La proposta di Grillo è di «un contributo del 2% per i patrimoni che vanno dai 50 milioni di euro al miliardo» e «del 3% per i multimiliardari» – Oxfam ne conta 44 da Prada ai Benetton, da Caltagirone a Berlusconi, da Polegato a Ferrero – che porterebbe un gettito di 6 miliardi per la prima aliquota e di 4 per la seconda per un totale di 10 miliardi.

IN PRATICA È LA STESSA PROPOSTA della seconda parte dell’emendamento di Fratoianni-Paglia-Orfini Ac 2790-bis: articolo 2 comma d per la prima aliquota e articolo 3 per la seconda, sebbene quest’ultima sia limitata solo al 2021. Grillo quindi critica l’emendamento ma poi lo copia perfino negli scaglioni e aliquote.

Grillo poi allarga il quadro rilanciando il pagamento di Ici dal 2006 al 2011 per la chiesa cattolica previsto dalla sentenza della Corte di giustizia europea del 2018, accusando la Lega di aver bloccato nel governo Conte I la sua applicazione e rispolverando la proposta di «76 parlamentari M5s al senato» per ottenere «almeno 5 miliardi di arretrati Ici e della «subentrante Imu» non pagati.

Una patrimoniale così concepita significherebbe per le casse dello Stato un’entrata garantita di almeno 10 miliardi di euro per il 2021 e di ulteriori 10 se venisse confermata nel 2022

Passano poche ore e Luigi Di Maio raccoglie le indicazioni e rilancia il messaggio, confermandosi ancora il leader a quasi un anno dalle dimissioni. Ma allo stesso tempo confermandosi ignorante quanto a comprensione dell’emendamento Fratoianni-Paglia-Orfini. «Come al solito Beppe Grillo sa essere puntuale e preciso – esordisce il ministro degli esteri – . Bene ha fatto a scansare ogni idea di patrimoniale come quella formulata recentemente da alcuni parlamentari, che praticamente colpirebbe il ceto medio. Il Movimento 5 Stelle non potrà mai sostenere una simile misura: è inaccettabile tassare in questo momento chi crea posti di lavoro. Al contempo, se si vuol discutere di una tassa per i super-ricchi, insomma sui milionari, ben venga, con criteri adeguati che non incidano in alcun modo sulla classe media o su chi fa impresa (la patrimoniale si applica agli individui, non alle imprese, ndr) ogni giorno sostenendo l’economia reale di questo paese», conclude.

A DI MAIO REPLICA SUBITO Fratoianni. «Capisco che il ministro Di Maio sia molto impegnato e gliene sono grato. Però, visto che da giorni continua a ripetere che la nostra proposta colpisce il ceto medio, il che è una evidente sciocchezza, lo pregherei di trovare 5 minuti per leggere il testo dell’emendamento. O, in alternativa, di farselo spiegare – afferma il primo firmatario dell’emendamento – . Usare argomenti infondati non è un buon modo di interloquire: se si vuole entrare nel merito, anche confrontando proposte diverse, io sono sempre disponibile. Per esempio – continuaclude Fratoianni – sono prontissimo a discutere con Beppe Grillo della sua proposta che, comunque, pone positivamente il tema di una patrimoniale sulle grandi ricchezze. Sono contento che la discussione guadagni spazio. Lo sciocchezzario invece – conclude Fratoianni – lasciamolo alla destra.».

In serata è poi il capo delegazione M5s Bonafede a chiedere ufficialmente di «aprire un confronto sull’idea di Grillo».

INTANTO L’EMENDAMENTO Fratoianni-Paglia-Orfini alla legge di Bilancio è nella lista di quelli alla manovra «segnalati» dai gruppi, cioè quelli su cui effettivamente si concentrerà il voto della commissione Bilancio a partire dalla prossima settimana.

Vedremo se nel frattempo arriverà un emendamento del M5s e se il governo – Italia Viva è sulle barricate contro qualsiasi tassazione sui patrimoni – lo prenderà in considerazione. Molto dipenderà dalla posizione del Pd. Che finora appare diviso nonostante il «no» fatto filtrare da «fonti della segreteria Zingaretti».