Niente scuse, anzi nuove offese alla comunità ebraica e al suo portavoce Renzo Gattegna, che definisce «uno stupido». Il giorno dopo le proteste per il post su Primo Levi, Beppe Grillo a tutto pensa tranne che a fare marcia indietro per il modo strumentale in cui ha usato la Shoah. «Io non ho offeso nessuno», dice il leader del M5S in una conferenza stampa alla Camera dei deputati in cui respinge l’accusa di aver utilizzato una delle più grandi tragedie della storia per fini elettorali. «Una menzogna che respingo» dice accalorandosi prima di usare la più classica delle giustificazioni, la stessa usata sempre dai politici che tanto disprezza. «E’ stata data un’interpretazione distorta delle mie parole». Un errore in cui sarebbe caduta anche la comunità ebraica, che nell’immagine ritoccata da Grillo dell’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz e nell’uso distorto delle parole di Primo Levi ha visto un oltraggio allo Shoah. «Non ho preso le parole di Primo Levi per fare del sarcasmo». si difende. «Ho rapportato la poesia ai giorni nostri, ho parlato dei poteri mafiosi e della P2. La Shoah è dietro l’angolo e ne succede una tutta i giorni». Porta ad esempio il Ruanda e la Siria che usa i gas, ma anche il sistema bancario «che fa migliaia di morti l’anno». E se qualcuno ha letto le sue parole come un oltraggio, come ha fatto il presidente dell’Ucei Renzo Gattegna, beh non sono problemi suoi. Anzi alla comunità ebraica Grillo dà anche un consiglio: «Dovrebbe cambiare il suo portavoce, uno stupido e ignorante». Chissà, magari scegliendone uno che piace a lui.

Alla Camera il leader del M5S arriva per presentare una proposta di legge per l’abolizione di Equitalia. «Questo Paese se n’è andato, sta franando, Equitalia rappresenta il rapporto criminogeno dello Stato coi cittadini. E’ un rapporto che bisogna cambiare. Oggi i cittadini guardano con ansia la casella della posta. Noi vogliamo la fine di tutto ciò», spiega.

Anche se Grillo non lo dice, la proposta di legge ha chiaramente un sapore elettorale, la risposta del M5S agli 80 euro in busta paga promessi da Renzi. Il testo prevede che la riscossione dei tributi venga riaffidata allo Stato, abolendo tutte le maggiorazioni (compresi interessi di mora e aggio), mentre ai dipendenti Equitalia verranno riservati posti nei concorsi pubblici fino al loro totale riassorbimento.

Ma la gran parte del tempo Grillo la usa come al solito per tornare ad attaccare tutti. La presidente della Camera Laura Boldrini, che definisce «una dilettante allo sbaraglio», il «pagliaccetto» Matteo Renzi «che fa tutto dopo il 25 maggio», i giornalisti «disinformati che fanno domande stupide», per chiudere con un giudizio lapidario sulle nomine alle partecipate di Stato: «Peggio di Scaroni non credo che sia possibile: uno che è condannato per danno ambientale, che ha patteggiato per corruzione». Infine Grillo si trasferisce al Senato dove assiste al dibattito sul ddl sul voto di scambio e dove i suoi senatori lo omaggiano con un applauso.

Si accentua intanto la distanza tra Grillo e Marine Le Pen. Parlando ieri sera a «Otto e mezzo» su La7, la leader del Front Nationale ha usato parole molto dure nei suoi confronti: «Il signor Grillo manca di coerenza nel progetto che propone – ha spiegato -, si compiace di adottare un comportamento contestatore, scapestrato, senza offrire agli italiani un progetto coerente, ben concepito e approfondito».