«Adesso tutti saltano sul carro dell’impeachment». Gongola Beppe Grillo. L’articolo del Corriere che rivela come, nell’agosto del 2011, Giorgio Napolitano avrebbe sondato Mario Monti per capire la sua disponibilità a sostituire Berlusconi alla guida del governo, porta acqua alla richiesta d’impeachment nei confronti del capo dello Stato avanzata dal M5S. Al punto che Forza Italia – che da mesi almeno a parole è tentata dall’idea di far sloggiare l’inquilino del Quirinale e che nelle anticipazioni del giornale legge la conferma di un presunto complotto contro il Cavaliere – per tutta la giornata decide di allearsi con Grillo.

Il primo a dirlo chiaramente è Augusto Minzolini. «Di fronte a queste nuove rivelazioni andrà valutata sempre con maggiore attenzione – non fosse altro come occasione per ricostruire quei mesi e gettare una luce di verità sulla storia del nostro Paese – la procedura di impeachment nei confronti del presidente Napolitano promossa da altri gruppi politici in parlamento», spiega l’ex direttore del Tg1 mentre i capigruppo di Forza Italia, Brunetta e Romani, chiedono a gran voce «urgenti chiarimenti».

Le rivelazioni del «Corriere» escono proprio nel giorno in cui alla Camera si riunisce il Comitato per i procedimenti d’accusa. E non possono che surriscaldare ulteriormente un clima già incandescente. «Cosa altro dobbiamo scoprire perché si apra un’indagine? Non bastano tutti questi dubbi per avallare la nostra richiesta?», chiede l’ex capogruppo del M5S al Senato Vito Crimi. Che nella sua relazione al Comitato ha presentatao nuovi «capi d’accusa» che giustificherebbero l’azione contro Napolitano.

Sulla carta l’impeachment è destinato ad avere vita breve. Anche tenendo conto dell’alleanza con Forza Italia, vista l’intenzione della maggioranza dei gruppi di non procedere ci sono infatti i numeri perché venga archiviato. Dal punto di vista politico è chiaro però che la presa di posizione dei berlusconiani rafforza la posizione del M5S. Al punto da spingere i grillini a tentare il colpaccio quando, grazie proprio all’appoggio di Forza Italia, provano a chiedere una sospensione della seduta del Comitato «per acquisire nuovi atti» alla luce delle presunte rivelazione del Corriere. «Credo che la richiesta sia perfettamente fondata» spiega l’azzurro Lucio Malan battezzando la nuova alleanza. Richiesta poi bocciata dalla magioranza.

In realtà la decisione sul che fare dell’impeachment sembra lacerare il partito del Cavaliere più di quanto non faccia con Napolitano. Non che il capo dello Stato viva questi momenti con tranquillità. Chi ha avuto modo di incontrarlo in questi giorni lo descrive stanco dei continui attacchi contro di lui, tanto che non escluderebbe, anche se non nell’immediato, la possibilità di dimissioni. E la vicenda dell’impeachment è solo l’ultimo ostacolo del percorso. Terminata la discussione generale l’ufficio di presidenza del Comitato stabilirà insieme ai presidenti di Camera e Senato la data del voto, che potrebbe essere in un giorno compreso tra oggi e lunedì. Come detto l’archiviazione, salvo sorprese, dovrebbe essere scontata, ma il regolamento prevede che il 25% dei deputati e senatori possano richiedere che sia l’aula a discutere del caso. Richiesta che passerebbe se ai voti del M5S si sommassero quelli di Forza Italia.

Il problema, però, è che per l’appunto Berlusconi non sembrerebbe voler arrivare a tanto. Come conferma l’insolito silenzio con cui fino a ieri sera ha evitato di commentare quanto pubblicato dal «Corriere». Anzi avrebbe addirittura frenato i suoi, al punto da ordinare il voto dell’archiviazione direttamente all’interno del Comitato. Una decisione legata alla convinzione che l’uscita di scena di Napolitano non farebbe altro che aprire le porte del Quirinale a Romano Prodi, possibilità che solo a pensarla fa sudare freddo il Cavaliere. «Teniamo sulla corda Napolitano, ma senza esagerare», avrebbe quindi imposto ai suoi.

Una direttiva indigesta ai falchi azzurri, convinti di essersi ormai spinti troppo avanti per un’improvvisa marcia indietro. «Una scelta che non capirei assolutamente», conferma Minzolini. «Come si fa ad accennare un giorno sì e uno no al colpo di Stato e poi non fare niente? Avremmo molte più ragioni noi di Grillo a chiedere l’impeachment».