Nel quartier generale dell’Hotel Forum, Beppe Grillo ha visto alcuni parlamentari penstastellati, in testa Alessandro Di Battista. Il leader ha parlato coi suoi delle prossime scadenze e della necessità di tenere la barra dritta fino alla elezioni politiche. L’incontro è avvenuto dopo i giorni delle polemiche seguite al diktat genovese. L’annullamento del risultato delle «comunarie» poco gradito a Grillo e ai vertici del M5S crea qualche problema.

A differenza di altre epurazioni e di altri segmenti locali commissariati perché ritenuti poco controllabili, questa scelta sarà più difficile da far dimenticare. Intanto perché Grillo non colpisce una parte del M5S locale, scegliendo tra due fazioni in campo come spesso è avvenuto nella storia recente. La sua decisione riguarda la maggioranza dei grillini genovesi, delegittima la fazione più nutrita e soprattutto più radicata. Per di più, e questo è il secondo elemento a preoccupare Grillo e i suoi fedelissimi, questa volta le fratture sul territorio paiono trovare uno sbocco nazionale a far da cassa di risonanza e stimolo organizzativo. L’incontro tenutosi domenica scorsa a Roma ad opera dei parlamentari transfughi riunitisi in Alternativa Libera, sarebbe probabilmente passato sotto silenzio se non avesse coagulato un pezzo della dissidenza genovese. C’era anche il consigliere regionale ligure Francesco Battistini, che non a caso se l’è presa coi «cerchi magici» locali accusati di riprodurre la linea del leader per accreditarsi presso i vertici.

Il consesso ha trovato ulteriore risonanza nella proposta di Federico Pizzarotti di dar vita a un coordinamento nazionale di liste civiche che raccolga lo spirito originario dei 5 Stelle. «Lavoreremo insieme», ha detto il sindaco di Parma, forte del fatto che proprio nella sua città ci sono ben tre liste in guerra tra loro per aggiudicarsi l’agognato brand a 5 Stelle. Lo stesso accade a Piacenza, dove tutti i consiglieri comunali uscenti hanno aderito alla rete di Pizzarotti.

Ciò nonostante, i sondaggi mostrano un M5S lanciatissimo, primo partito sopra il Pd. «Beppe è veramente felice di come sta andando il Movimento, siamo tutti contenti e dobbiamo continuare a lavorare così – racconta il deputato Riccardo Fraccaro – I partiti si stanno autodistruggendo e M5S deve continuare a essere quello che è, senza distorsioni».

Arrivato a Roma, due giorni fa, Grillo ha rivendicato il suo ruolo di «garante» e plenipotenziario: «Chi non ci sta si faccia un suo partito», ha detto. Molti parlamentari mandano giù l’amaro boccone, per garantirsi una ricandidatura nelle liste che verranno compilate con regole rinnovate e maggiori controlli. Fraccaro offre una prospettiva in parte inedita, raccontando di un M5S destinato ad esistere in questa forma soltanto nel breve periodo. «Una delle regole principali è che Beppe è garante, quindi interviene quando ci sono distorsioni. È la nostra salvezza, altrimenti diventeremmo come gli altri partiti». «Il sogno di Gianroberto Casaleggio non era quello di un Movimento che durasse in eterno – prosegue Fraccaro – ma giusto il tempo di andare al governo e fare le cose che servono al Paese e poi scomparire».

I dissidenti genovesi hanno creato la pagina Fb Radio L’Onta, dalla quale mandano messaggi ai resistenti dentro e fuori il M5S. Ieri comparivano queste parole, chiaro riferimento alla missione capitolina del «garante»: «La gita a Roma non è stata una passeggiata».