«Vi mangerei tutti per il gusto di rivomitarvi», dice Beppe Grillo ai giornalisti uscendo dal suo albergo romano, al secondo giorno di permanenza nella capitale. Dopo la giornata dell’annuncio delle candidature per gli aspiranti premier, Grillo ha incontrato avvocati e assessori del comune di Roma, anche se dal M5S negano risolutamente che la sua visita sia legata a beghe politiche.

Ancora non si è visto Roberto Fico, avversario mancato di Luigi Di Maio. Fonti d’agenzia rivelano che ci sarebbe stato un contatto telefonico tra il leader 5 Stelle e il presidente della Commissione di Vigilanza Rai. Fico avrebbe ribadito al leader la sua contrarietà alla sovrapposizione di ruoli tra candidato premier e «capo politico» del Movimento 5 Stelle, sancita dalle regole emanate solo qualche giorno fa. Grillo avrebbe tenuto la posizione: «Non si torna indietro, vogliamo andare al governo e il candidato premier dovrà avere pieni poteri», sarebbe il ragionamento del comico e fondatore del M5S.

Stando così le cose, la convention riminese Italia 5 Stelle che si apre tra due giorni avrebbe anche il significato di ratificare il passaggio di consegne. Grillo viene definito «capo politico» del Movimento 5 Stelle soltanto una volta: in un comunicato di cinque anni fa. E tuttavia la faccenda è fondamentale, perché adesso, il candidato premier Di Maio assumerebbe prerogative che, in base al regolamento interno, spettano al capo politico. Roba non da poco, in un soggetto politico che alterna caos alla base e forte accentramento per le decisioni chiave: il «capo politico» potrà scegliere cosa sottoporre alle votazioni sulla piattaforma Rousseau, stabilire le regole per le candidature, nominare gli organi di garanzia che comminano le sanzioni e invalidare le consultazioni.

Tutto ciò preoccupa in molti, anche se tutto ufficialmente tace. L’unico ad esternare dubbi è stato Luigi Gallo, deputato di Torre del Greco. «Ho condotto una riflessione pubblica ed aperta perché per me c’è una chiara anomalia nella votazione del presidente del consiglio che tutti noi iscritti del M5S stiamo per fare. E la rete è il nostro luogo di democrazia diretta», ribadisce Gallo. Da quelle parti proviene una lettera aperta a Grillo, diffusa dallo stesso Gallo tramite i suoi canali Facebook. L’appello porta la firma di alcuni consiglieri comunali pentastellati dell’hinterland napoletano ed esprime dissenso sul nuovo corso che verrà annunciato a Rimini.

«Caro Beppe, siamo i tuoi ‘eroi’», esordisce la lettera, che fa riferimento all’ammirazione espressa da Grillo per i suoi consiglieri sparsi per il paese. «Sentiamo l’esigenza di scriverti perché sei il nostro ‘garante’, in quanto capo politico – si legge più avanti – Siamo quelli ti seguivano e ti seguono sul blog. Siamo quelli che erano in piazza con te al primo V-Day e in tutte le piazze successive. Beppe, ti scriviamo per dirti questo… Sosteniamo che ‘premier’ e capo politico non debbano coincidere con la stessa persona poiché una è figura istituzionale e l’altra è di garanzia».

Nel frattempo, i sette sfidanti di Di Maio hanno conosciuto il loro primo giorno di esposizione mediatica. Alcuni di essi hanno esplicitamente detto che sperano che sia il loro concorrente più noto a vincere, altri hanno messo in scena il campionario delle battaglie bizzarre del sottobosco grillino: signoraggio bancario, antispecismo, vaccini, scie chimiche e via cospirando. Il grande favorito, invece, ha partecipato alla festa di San Gennaro, con tanto di bacio all’ampolla del sangue liquefatto. «È la prima volta che vengo in Duomo – ha detto – è un grande momento legato alla nostra religione e alla fede, sono un fedele e quindi mi faceva piacere esserci, l’ho vissuto prima di tutto come cittadino, poi come istituzione». E le primarie? «Non commento», ha detto il vicepresidente della Camera, proseguendo questa strana campagna priva di dibattito pubblico.