Il veterano del palcoscenico non riempie la platea: si programmavano due incontri dei deputati con Beppe Grillo, per rispettare le regole anti-Covid, ma alla fine ne basta solo uno e la sala dei gruppi di Montecitorio non è neanche satura. Il mattatore comunque si prende la scena per provare a uscire dall’angolo sull’ineluttabilità del nuovo corso dei 5 Stelle. Tenta di ribaltare diametralmente la narrazione attorno alla salita di Giuseppe Conte ai vertici del soggetto politico da lui fondato: «È Conte che ha bisogno di me, non io di lui». Il Garante ha parlato con il leader designato solo al telefono, ma assicura che una quadra si troverà, riconosce che ci sono punti da chiarire ma in fin dei conti ridimensiona agli occhi dei gruppi parlamentari la figura del nuovo leader. Fino a ieri Conte era descritto dagli stessi grillini come l’unico in grado di salvare il M5S dall’entropia che lo attanaglia. Adesso, chissà.

«A CONTE AVEVAMO detto di far evolvere il nostro statuto, lui invece ne ha preparato uno coi suoi legali, un testo di trentadue pagine che è diverso dal nostro. Ma ci ha detto che era solo una bozza», ironizza Grillo. Il suo è un discorso come al solito sinusoidale, a tratti pare diventare conciliante poi tira fuori precisazioni perfide. Riassume così le divergenze: «Siamo d’accordo su tre quarti delle cose». Il confronto, dunque, è ancora in corso. I deputati applaudono quando dice «Io sono il garante ma non sono un coglione» e ricorda che anche con Gianroberto Casaleggio aveva momenti di dissenso e posizioni sono sempre coincidenti: «Lui era un pochino di destra, io sono un pochino di sinistra».

COME AD ALLUDERE che per i 5 Stelle esiste un futuro, Grillo mostra il nuovo simbolo che come anticipato da tempo include la data-simbolo «2050» al posto del riferimento al Blog delle stelle, rimasto in mano a Davide Casaleggio. L’orizzonte temporale dell’anno in cui si deve raggiungere l’impatto zero sul clima ricorda la necessità di programmare la transizione ecologica. A questo proposito, Grillo riconosce che non tutto sta andando per il meglio nel rapporto con Roberto Cingolani: «Se continua così sarà un bagno di sangue» ammette il fondatore venendo incontro ai malumori dei parlamentari sul ministro che lui stesso aveva scelto, specie quelli che lavorano in commissione ambiente.

AL DI LÀ del riconoscimento del suo ruolo, emergono temi specifici di disaccordo con Conte. A cominciare dal tetto dei due mandati. Grillo ribadisce la sua fermezza ma non chiude del tutto: «Io sono per mantenerlo, farei anche una legge su questo. Ma lo metteremo al voto degli iscritti».

E POI LA GESTIONE della comunicazione, che da sempre nel M5S è una delle leve per tenere il bastone del comando. Dopo il divorzio con Casaleggio e l’arrivo di Conte, i nuovi equilibri sono tutti da costruire. «È una vita che faccio comunicazione», rivendica Grillo,infastidito dal fatto che Conte vorrebbe togliergli il diritto di parlarne anche lui a nome del M5S. Secondo il quale Rocco Casalino «è bravissimo sulle tv, ma si deve rapportare anche con il garante, non solo con il capo politico».

INSOMMA, «CONTE deve ancora studiare». «Conte è un’ottima persona, non voglio indebolirlo, voglio rafforzarlo. Questo è il suo momento. Ma il visionario sono io – dice ancora Grillo – E questo Movimento ha bisogno di un visionario come me e di un integerrimo come lui». Anche se poi stuzzica l’orgoglio dei suoi quando dice che l’ex presidente del consiglio «non sa cos’è veramente il M5S… Non ha girato con noi nelle piazze». In ogni caso, è l’annuncio, le nuove regole arriveranno. «A giorni presenteremo il nuovo statuto – è la promessa – Stiamo lavorando bene. Ci vorranno ancora due, tre, cinque giorni. Io mando le mie osservazioni in giallo e lui mi risponde in rosso, io in verde e lui in nero».

OGGI IL PRESIDENTE del consiglio parlerà a deputati e senatori. Da ieri sera le diplomazie interne sono al lavoro per tentare di ricucire i due fronti. A questo punto, bisognerà capire in che modo funzionerà, a patto che funzioni davvero, la diarchia imposta da Grillo. A lato della contesa, non in disparte ma in prima fila, incombe Luigi Di Maio. Ieri era in sala ad assistere al discorso di Beppe Grillo. E a prendersi gli elogi del garante: «Sei uno dei ministri degli esteri più bravi della storia».