Scambi di accuse al vetriolo ieri tra Pd e 5 Stelle: i dem affondano il colpo su Quarto, comune dell’hinterland partenopeo dove il consigliere comunale pentastellato Giovanni De Robbio è indagato per voto di scambio e tentata estorsione al sindaco del suo movimento, Rosa Capuozzo, con l’aggravante del metodo mafioso; i 5S ricordando ai democrat la prima condanna per Mafia Capitale arrivata proprio ieri, quella dell’ex assessore Daniele Ozzimo. «Dove sono Grillo, Di Maio e soprattutto Casaleggio? – si chiede Ernesto Carbone, della segreteria Pd – Quarto è il feudo elettorale degli stessi Di Maio e Fico. Da quella sede, nella loro campagna elettorale, facevano grandi rampogne moraliste senza però mai accorgersi che l’onda che spingeva i 5 Stelle era un’onda sporca».
Replica Alessandro Di Battista: «Proprio oggi, mentre il Pd fa partire l’ennesima macchina del fango contro il M5S, viene condannato Ozzimo. Hanno favorito la crescita di fenomeni mafiosi nella Capitale, candidano condannati ovunque, hanno salvato dall’arresto il senatore Ncd Azzollini, fanno leggi anti-corruzione che di ‘anti’ hanno solo il nome e ancora parlano».

Martedì dovrebbe partire la richiesta di ascoltare in commissione antimafia la sindaco, che si è già detta disponibile a comparire. «Se le ultime notizie su Quarto venissero confermate – dichiara la deputata dem Rosaria Capacchione – ci troveremmo di fronte all’ennesimo episodio di infiltrazione criminale. Negli scorsi mesi ho presentato due interrogazioni al ministro Alfano per chiedere di approfondire alcune vicende sul presunto condizionamento camorristico dell’attività del Consiglio comunale di Quarto. E’ urgente che il ministro intervenga». Alle interrogazioni della Capacchione, ha replicato ieri Grillo dal suo blog, dopo giorni di silenzio.

Una delle accuse all’amministrazione Capuozzo è aver ritirato la proposta preliminare del Piano urbanistico comunale, presentata dalla Commissione antimafia con lo scioglimento del comune nel 2013. Quando Quarto aveva la stessa amministrazione di Marano, il comune era sotto l’influenza dei clan Polverino e Nuvoletta, con l’autonomia amministrativa i primi hanno preso il sopravvento. Nel 2013, ad esempio, la procura bloccò un investimento di 7,2 milioni dei Polverino per la realizzazione di un centro commerciale nel comune: «A Quarto – spiega Capacchione sull’Huffington post – non si è mai fatto un piano regolatore, la criminalità ha condizionato gli amministratori. Per questo Quarto si è sviluppato con un’altissima percentuale di abusivismo edilizio e con la compromissione della rete idrica comunale». Dal comune spiegano: l’amministrazione, arrivata a giugno, voleva avere il tempo di studiare il Puc, l’intenzione è approvarlo senza stravolgimenti.

Ancora Capacchione racconta di lavori alla rete idrica affidati a giugno alla Fradel, una ditta che aveva un’interdittiva antimafia, sospesa dal Tar ma poi confermata il 29 settembre. Al ministro dell’interno Alfano è stato chiesto perché il contratto non fosse stato rescisso. E poi c’è la vicenda dello stadio, gestito fino al 2013 dalla squadra locale, sotto il controllo dei Polverino. I commissari affidano la struttura alla Nuova Quarto Calcio per la legalità, Capuozzo riporta la gestione all’amministrazione, partecipata con le associazioni del territorio. Attraverso De Robbio (cacciato dal Movimento il 14 dicembre), i clan avrebbero provato a riprendersi lo stadio e a infiltrarsi nella gestione degli appalti, in particolare quelli relativi all’urbanistica e ai cimiteri.

Il sindaco è parte lesa, restano però due dati: i voti confluiti sui 5 Stelle da personaggi legati ai Polverino, in particolare l’imprenditore Alfonso Cesarano, e la mancata denuncia da parte di Capuozzo delle pressioni ricevute. A rispondere ci pensa Beppe Grillo con il post #condannovoi: «Il sindaco non ha mai ceduto alle richieste dell’ex consigliere, che è stato espulso prima dell’avviso di garanzia» (ma a inchiesta già emersa, ndr). E poi: i voti raccolti da De Robbio non sono stati determinanti per la vittoria, «le indagini dimostrano che il sindaco e l’amministrazione sono parte lesa. Il sindaco si oppose anche alla nomina di De Robbio a presidente del Consiglio comunale». Infine: la sindaco Capuozzo non ha denunciato «perché non si è mai manifestata una minaccia tale da evidenziare un reato penale».

Per i pm non si tratta di pressioni, ma di estorsione: De Robbio e soci avrebbero avuto la prova di un presunto abuso edilizio relativo alla casa ereditata dal marito di Rosa Capuozzo, realizzato quando i termini delle sanatoria erano scaduti, ma retrodatato per rientrare in quei termini.