La conferma che il patto del Nazareno tiene, avuta ieri al termine dell’incontro che Matteo Renzi ha di buonora a Palazzo Chigi con Silvio Berlusconi, allarma Beppe Grillo che sulla legge elettorale mette subito le mani avanti: «L’Italicum ha caratteri di incostituzionalità, noi vogliamo le preferenze e abbiamo fatto una cosa nei confini della Costituzione». Il riferimento è al Democratellum, disegno di legge elettorale messo a punto dal M5S dopo aver consultato la rete e al centro della discussione avviata con il premier. Che, va detto, non ha chiuso le porte alle richieste dei grillini, specie sulle preferenze, ma ha anche molto criticato la loro proposta al punto da averla bollata come il «complicatellum». Lunedì le due delegazioni, M5S e Pd, torneranno a parlarsi. Dopo giorni di attesa l’appuntamento è stato fissato dal Pd per le 15 alla Camera e anche stavolta la diretta streaming dovrebbe essere garantita. La delegazione democratica dovrebbe essere guidata da Renzi, mentre ancora una volta sembra essere esclusa la presenza di Grillo. «Da Renzi non vado perché sono un emotivo» ha detto ieri il leader, a Roma per incontrare i parlamentari del movimento, lasciando aperta la porta a una possibile trattativa più generale sulle riforme: «Le appoggeremo o non le appoggeremo, dipende da cosa proporranno», ha detto. La delegazione pentastellata sarà quindi guidata ancora una volta da Luigi Di Maio, il vicepresidente della Camera in ascesa all’interno del M5S.
Il fatto è che la conferma dell’asse Renzi-Berlusconi lascia sempre meno margini di manovra a Grillo e al suo movimento. E i segnali in questo senso non mancano. A partire dal ritardo con cui il premier ha comunicato il nuovo appuntamento, fissandolo addirittura all’inizio della prossima settimana come a dire che non c’è nessuna fretta. Ma lo si intuisce anche dalle parole con cui Lorenzo Guerini e Debora Serracchini, i due vicesegretari del Pd, hanno ricordato al M5S di stare ancora aspettando le risposte ai dieci punti espressi da Renzi nella lettera inviata al M5S nei giorni scorsi. Insomma, niente incontro se prima non saranno stati fatti i compiti assegnati. Cosa che consente a Grillo di definire il premier «un po’ boriosetto».
Per ora, comunque, la nuova linea improntata al dialogo sembra tenere. da parte sua Renzi ha tutto l’interesse a tenere aperto, oltre a quello di Forza Italia, anche il forno M5S, mentre grillo – anche se con i giornalisti ammette di non sapere se si fida o no del premier, deve dimostrare di non saper solo dire no. «Abbiamo dimostrato agli italiani che il movimento sa confrontarsi, è in grado di costruire un dialogo», ha spiegato ieri pomeriggio nell’incontro con i senatori pentastellati. «Dobbiamo resistere e dare un’immagine positiva del movimento alla gente che ne è rimasta terrorizzata», ha proseguito negando anche di aver mai invitato l’Europa a non dare soldi all’Italia perché finirebbero nelle mani delle mafie.
Dialogo o no, nel M5S i mal di pancia non accennano a diminuire. Un’ulteriore prova si è avuta anche ieri durante la visita che Grillo ha fatto alla Camera. Molti dissidenti non si sono fatti vedere, mentre gli otto deputati grillini in commissione Ambiente gli hanno ricordato come il loro lavoro venga sempre messo in ombra sul blog, impegnato solo a polemizzare e a dare visibilità sempre ai soliti parlamentari. «Si è perso il senso del movimento, dobbiamo dare una visione diversa della società e non puntare solo sulla protesta», si sono lamentati i deputati. Grillo ha ascoltato e promesso di dare più spazio all’ambiente sul suo blog. Ma resta ancora aperta anche la polemica con il gruppo comunicazione della Camera. Per la prima volta ieri il leader non ha scambiato con loro neanche una battuta, cosa che non è passata inosservata nello staff. Il gesto è stato interpretato in due modi: uno strascico delle polemiche seguite alla pubblicazione di un documento in cui si criticava il modo in cui Grillo ha condotto la campagna elettorale per le europee. Ma anche come la volontà di non interferire sulla decisione presa da Gianroberto Casaleggio di affiancare Nicola Biondo, capo della comunicazione alla Camera, con Ilaria Loquenzi. Decisione che non sarebbe stata condivisa se è vero che ieri sera Biondo avrebbe avuto un incontro con il direttivo del gruppo per chiarire una volta per tutte il suo ruolo e quello della Loquenzi.