«Per fare cose occorre tempo e serve pazienza», dice Beppe Grillo ai senatori del M5S riuniti a palazzo Madama. E spiega loro che se un tempo facevano una comunicazione «da rugbisti» adesso devono giocare di fino «come i tennisti».

Insomma, il momento è cambiato e si tratta di «parlare di cose belle e del futuro» e di spostare il Pd sulle proprie posizioni. Coi deputati si spinge ancora più avanti: «Non abbiate paura di stringere mani, non dovete pensare al Pd del passato».

Forse è eccessivo dire che Grillo si presenta al capezzale dei 5 Stelle, di sicuro viene a tastare il polso della sua creatura. «Non sono qui per rasserenare nessuno – spiega a chi gli chiede se cerca di frenare gli addii – Sono venuto a conoscere, c’è tanta gente che non ho mai conosciuto. Io non riesco a convincere nessuno, se una persona cambia idea o vuole fare altre cose può farlo…». Grillo trova un M5S sfiancato dal governo e le piazze occupate dalle sardine, fenomeno che pungola i suoi al punto che non può esimersi dal commentare. Lo considera un movimento «da tenere d’occhio», dice che non sa se le incontrerà visto che non sa chi sono e auspica che «non si facciano mettere il cappello sopra da nessuno». In ogni caso, «è una cosa interessante, un movimento igienico-sanitario». L’ansia da pulizia si manifesta mentre raggiunge il senato, quando indossa tanto di mascherina e insinua che i cronisti siano «pieni di virus, di batteri». Grillo ripropone la metafora sanitaria e dice di apprezzare le sardine perché «non vogliono rifare la società, ma vogliono igienizzarla».

Aveva detto che sarebbe stato più presente, che questo non era il momento dei passi indietro ma dell’impegno diretto. Così è stato: Beppe Grillo torna a Roma a meno di un mese dalla sortita in cui ribadiva la posizione di vertice di Di Maio. Lo aveva fatto, però, dando l’idea di depotenziarlo, stringendogli attorno le maglie dell’attuale maggioranza col Pd.

Dunque, Grillo vede subito Davide Casaleggio, anche lui non amatissimo da molti parlamentari. Insieme vanno a salutare Giuseppe Conte, impegnato al tempio di Adriano per un evento sull’identità digitale. Non c’è Di Maio, in missione in Libia. Qualcuno ipotizza in corso d’opera che forse il «capo politico» farebbe meglio a presentarsi assieme a Grillo, almeno davanti ai deputati. Se non altro per non dare l’impressione che «Beppe» abbia voluto approfittare della sua assenza per vedere come stanno le cose. E così i due si presentano a Montecitorio.

Il co-fondatore del M5S arriva quando la confusione tra gli eletti è ampiamente sopra la soglia di guardia e non è bastata la presentazione da parte di Di Maio delle squadre di «facilitatori» a rasserenare gli animi: prova ne è che Grillo sembra alludere alla leadership di Di Maio considerata da molti impermeabile agli umori della base dei parlamentari. Per questo avrebbe detto loro: «Le persone di sentono sole quando non hanno risposte» e diffuso il suo numero di telefono. Anche se poi ripete che in questo momento il capo politico è «insostituibile».

Nel frattempo, c’è il caso di un pugno di senatori M5S che non ha votato la legge di bilancio. Tra di essi ci sono Gianluigi Paragone, che non ha mai digerito l’accordo col Pd, e Mario Giarrusso, che da settimane attacca a testa bassa la leadership. Allarma che anche un moderato ragionevole come Primo Di Nicola non abbia votato la manovra. Ma lui spiega che lo ha fatto perché non sono stati finanziati progetti sul rischio sismico, e annuncia che tornerà in linea col M5S. Cosa che fa, per un giorno, anche Paragone, del quale per la prima volta diversi parlamentari chiedono le dimissioni rinfacciandogli le continue azioni di sabotaggio. Lui ci tiene a sparigliare, a non farsi trovare dove ci si aspetterebbe che fosse, e dunque annuncia che voterà con la maggioranza la fiducia sul dl fiscale, anche se poi non si presenta alla riunione con Grillo.

Tuttavia, continuano ad aleggiare le voci, alimentate nei giorni scorsi dal dimissionario Ugo Grassi, di almeno una decina di eletti pronti a uscire in massa per provare a coagulare un vero e proprio gruppo autonomo, che potrebbe muoversi nel recinto della maggioranza che sostiene il governo Conte.