E per fortuna che solo due giorni fa Napolitano aveva chiesto a tutti, ma in particolare proprio a lui, di abbassare i toni e di farla finita con gli insulti. Macché. Per Beppe Grillo quella di ieri è stata un’altra giornata infuocata durante la quale si è scagliato contro lo ius soli («in Europa non è presente»), è tornato a parlare di golpe, ha attaccato il presidente del consiglio Enrico Letta, minacciato i giornalisti e finito con l’affrontare di nuovo la questione della diaria che a qualche parlamentare grillino non va di restituire come promesso.

Un fiume in piena traboccante rabbia verso tutto e tutti, al punto che il movimento 5 stelle – già diviso sulla questione dei soldi – alla fine si spacca anche sulla cittadinanza per i figli degli immigrati. Il leader è contrario? «Grillo parla per sé», risponde secco Manlio Di Stefano, deputato e membro della commissione Esteri, aggiungendo però che comunque il movimento non ha ancora discusso la questione. Ancora più esplicito un altro deputato 5 stelle, Alessandro Di Battista: «Grillo non è un parlamentare – dice -. Io sono favorevole allo ius soli».

Quella che il comico decide di montare sulla cittadinanza è, in realtà, una polemica che non esiste. Nel mirino c’è la battaglia annunciata da Cecile Kyenge a favore dello ius soli, ignorando che nelle intenzioni del ministro dell’Integrazione c’è una versione temperata del diritto di cittadinanza. Nessuno ha mai detto, infatti, che basta nascere in Italia per essere considerato italiano. Ma Grillo decide comunque di attaccare. «In Europa non è presente se non con alcune eccezioni estremamente regolamentate, lo ius soli», dice. «Dalle dichiarazione della sinistra che trionferà (ma sempre a spese degli italiani) non è chiaro quali siano le condizioni che permetterebbero a chi nasce in Italia di diventare ipso facto cittadino italiano. Lo ius soli se si è nati in Italia da genitori stranieri e si risiede ininterrottamente fino a 18 anni è già un fatto acquisito. Chi vuole al compimento del 18esimo anni di età può decidere se diventare italiano. Questa regola può naturalmente essere cambiata, ma solo attraverso un referendum. Una decisione che può cambiare nel tempo la geografia del Paese non può essere lasciata a un gruppetto di parlamentari e di politici in campagna elettorale permanente. Inoltre ancora prima del referendum, lo ius soli dovrebbe essere materia di discussione e di concertazione con gli Stati della Ue. Chi entra in Italia, infatti, entra in Europa».

Poi, l’attacco ai giornalisti. «E’ bellissimo sapere che fate sondaggi», dice ai cronisti che lo aspettano fuori dall’albergo. «State molto attenti a fare dossier su famiglie e mogli, perché li faremo anche noi. Non è un consiglio, è proprio una minaccia…».
Sono però le parole dette sullo ius soli a suscitare le maggiori polemiche. A partire proprio dal suo movimento. «Grillo non è un parlamentare», gli ricorda Alessandro Di Battista., per il quale dovranno essere i cittadini a decidere quale dovrà essere la posizione del movimenti. Lui, intanto, si dice favorevole allo ius soli tanto da ritenere «ingiusto» che il figlio di due genitori tunisini, nato in Italia non sia cittadino italiano. «E’ più italiano il figlio di immigrati nato e cresciuto in Italia piuttosto che un argentino, nipote di italiani, che l’Italia non l’ha mai vista», dice.

Identica la posizione di Manlio Di Stefano: «Il blog di Grillo esiste prima del del movimento», dice. Dunque «il suo punto di vista non è del M5S ma è il suo».

Sarà un caso, ma alla fine l’unico a dirsi d’accordo con Grillo è Ignazio la Russa.«Finalmente una posizione chiara e condivisibile: non allo ius soli salvo referendum», dice il presidente i Fratelli d’Italia. «Ma siccome in Italia non c’è un referendum propositivo (Grillo non lo sa, ma pazienza) bisogna che ci sia un impegno fin d’ora a promuovere un referendum abrogativo se la maggioranza votasse una legge siffatta». «Grillo condivide le posizioni di La Russa», attacca Nichi Vendola. «In un Paese che ha conosciuto l’oltraggio e la vergogna delle leggi razziali e della Bossi-Fini, Grillo evidentemente pensa che la bandiera dei diritti e dell’accoglienza non debba sventolare».