Se si tratti di una svolta vera oppure di una trappola per Matteo Renzi lo si capirà presto. Di certo la nuova strategia adottata da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio in vista dell’elezione del presidente della Repubblica comincia a venir fuori dopo giorni di silenzio e serve soprattutto a trovare un ruolo al movimento nella scelta di un nome per il Quirinale. In una lettera aperta ieri i due fondatori hanno infatti chiesto al premier di sapere chi intende candidare per il Colle. «Fuori i nomi», è il titolo del post apparso di buon mattino sul blog. «Chiediamo a Renzi prima che inizino le votazioni la rosa dei nomi che si appresta a presentare per proporla ai nostri iscritti in rete e farla votare», scrivono Grillo e Casaleggio spiegando anche perché rinunciano ad avanzare delle candidature: «I nomi che avrebbe fatto il M5S sarebbero stati tutti scartati come lo furono nel 2013». Una scelta che però viene vissuta dai parlamentari pentastellati – propensi a scegliere un proprio candidato con le quirinarie – come l’ennesima decisione calata dall’alto, tanto da raccogliere numerose reazioni negative nella chat del movimento.
Lo strappo alla regola del silenzio imposta da Casaleggio ai suoi parlamentari, in qualche modo è stato obbligato. Chiedendo a Renzi di fare i nomi per il Quirinale, il M5S punta ad acquisire consensi in nome della trasparenza, tanto più in vista dell’imminente «notte dell’onestà» prevista per sabato a Roma e alla quale da ieri è ufficiale anche la partecipazione di Grillo. Ma non si tratterebbe dell’unica motivazione. L’improvvisa marcia indietro sarebbe stata in un certo senso resa obbligata anche dal rischio di vedere il M5S ancora una volta stretto nell’angolo e reso quindi del tutto inutile nella battaglia per il Quirinale. «Siamo arrivati alla vigilia delle votazioni e solo una cosa è certa: i nomi dei pretendenti saranno decisi da due persone che discuteranno nel chiuso di una stanza candidature e vantaggi, anche e soprattutto personali», scrivono Grillo e Casaleggio. «E’ la negazione della democrazia. Il duo Berlusconi/Renzi in attesa di fondare ufficialmente il partito unico della nazione detterà ai suoi nominati i noi da votare dai quali uscirà un presidente del Nazareno».
Unico modo per provare a spezzare l’asse Berlusconi-Renzi, restava quindi solo quello di provare a far uscire i nomi prima del previsto Un ragionamento che Casaleggio, a quanto pare tra i due quello più deciso della necessità di un cambiamento di tattica, avrebbe fatto anche sulla convinzione che spetti al Pd, forte di 440 voti su 1008, il compito di indicare un candidato. «Quando tireranno fuori i nomi li faremo valutare alla rete ma non so dove possono andare a colpire», ha commentato ieri Grillo, a Roma per incontrare il fondatore di Libera don Luigi Ciotti. «Come in un film di fantascienza escono certi nomi… a volte ritornano».
Va detto che per ora le uniche rispote arrivate alla richiesta di Grillo e Casaleggio sono negative. Il vicesegretario Debora Serracchiani e Roberto Giachetti rispediscono l’offerta al mittente. «Quello sul presidente deve essere un dialogo serio» dice la prima, mentre per Giachetti «il duo Grillo-Casaleggio chiuso in una stanza ha già gettato nel tunnel dell’orrore qualsiasi nome emerso per il Quirinale e ora, ingordo, ne chiede altri». Ma è dentro casa che la proposta dei due fondatori rischia di alimentare divisioni già esistenti. Molti parlamentari, infatti, avrebbero preferito scegliere un candidato di bandiera e almeno venti sarebbero pronti a votare Nino Di Mattero, il pm di Palermo titolare dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. In più dopo aver obbedito alla regola del silenzio per giorni, l’improvviso cambio di rotta ha suscitato più di un malumore per non essere stati consultati. E una bocciatura arriva anche dal professor Paolo becchi, ex ideologo d Movimento, che definisce la scelta di chiedere i nomi a Renzi come «un fallimento sia tattico che strategico». Una vera e propria stroncatura arriva infine dal Stefano Rodotà, nmel 2013 candidato del M5S al Quirinale. «Non so se i 5 stelle siano definitivamente perduti – ha detto – di certo stanno perdendo molteplici chance».