Beppe Grillo e Luigi Di Maio si incontrano nella tarda mattinata. Il fondatore del Movimento 5 Stelle attende il «capo politico» nel solito albergo che affaccia sui fori imperiali. Di Maio interrompe la sua trasferta siciliana, viaggio che ha scelto a scapito della partecipazione al G20, e si precipita a Roma per incassare una mediazione.

IL COMPROMESSO è evidente e ancora una volta incrocia questioni politiche e beghe organizzative, come era successo nello scorso mese di agosto quando un riluttante Di Maio aveva accettato il nuovo governo col Pd. Dunque da una parte Grillo blinda la posizione del leader 5S, dall’altra Di Maio ribadisce la centralità strategica dell’alleanza con il Pd contro una destra «un po’ pericolosetta».

SUL GOVERNO IL DUO rilancia proponendo per l’anno prossimo la stipula di un «nuovo contratto». Zingaretti da giorni, provocatoriamente ma neppure tanto, lamenta di voler cercare un canale diretto con Grillo per trovare un equilibrio stabile dentro la maggioranza. Quindi accoglie di buon grado il messaggio del duo Grillo-Di Maio: «Un passo in avanti verso la direzione da noi auspicata di andare oltre una mera maggioranza di parlamentari», risponde, e si dice disponibile a lavorare sui temi che stanno a cuore al M5S per una «nuova agenda per il 2020» .

«Io e Beppe siamo d’accordo su tutto, abbiamo smentito le leggende metropolitane degli ultimi giorni», dice Di Maio. Quest’ultimo, ribadisce Grillo, «è il referente» del M5S. «Non può essere sostituito, va sostenuto», scandisce. L’escamotage di glissare sui contenuti pur di salvare i vertici non è detto che funzioni ancora, perché le questioni relative alla collocazione politica e quelle sul funzionamento interno del M5S a volte si intrecciano ma sono formalmente separate. Tanto è vero che all’interno dei gruppi parlamentari in pochi davvero pensano di abbandonare la maggioranza, ma ciò non impedisce loro di rivendicare maggiore democrazia interna. Tanto è vero che Grillo, che pure da tempo aveva deciso di fare un passo indietro, comprende che la situazione richiede la sua presenza e annuncia: «Adesso le situazioni devono essere chiare: il capo politico è Di Maio. Ma io starò un po’ più vicino, quindi non rompete i coglioni, perché sennò ci rimettiamo tutti».

IL TENTATIVO DI TROVARE una quadra piomba nel caos del M5S. Ovviamente nessuno contesta apertamente Grillo, tutti annuiscono di fronte al videomessaggio che lo vede accanto a Di Maio. Ma le parole con le quali viene accolto dimostrano che ognuno tira la coperta dal suo lato. Per la consigliera regionale del Lazio Roberta Lombardi «il ruolo di capo politico come uomo solo al comando non funziona». Il deputato Giorgio Trizzino plaude al «cambiamento di prospettiva» e interpreta così le parole di Grillo: «Il ‘capo politico’ deve occuparsi a tempo pieno del M5S». Il senatore Emanuele Dessì, in prima fila tra quelli che chiedono uno statuto più democratico che limiti i poteri del leader, dice di apprezzare la collocazione «progressista» indicata dal fondatore. Il fichiano Luigi Gallo saluta «la pietra tombale messa da Grillo sull’alleanza con la Lega», ventilata nei giorni scorsi a proposito di un nuovo asse e Di Maio-Di Battista e rilancia la «fase costituente» del M5S.

E POI CI SONO LE REAZIONI in Emilia Romagna e Calabria, le regioni che hanno fatto traballare la linea politica decisa da Di Maio. Dall’Emilia qualche grillino vorrebbe coglie la palla al balzo per tentare di lanciare un amo verso il Pd di Stefano Bonaccini. È il caso di Silvia Piccinini, consigliera regionale uscente. Bonaccini auspica che il M5S consideri l’opportunità di «governare una regione per la prima volta». In Calabria è tutto più complicato: in pole position per il M5S c’è il «civico» di area centrosinistra Francesco Aiello, ma da quelle parti il Pd fatica a trovare un compromesso interno e difficilmente riuscirà a cogliere l’occasione offerta dalle parole di Grillo. La prospettiva pare interessare il ministro dello sport Vincenzo Spadafora: «Se nelle due regioni si apre il dibattito e si vuole ripensare ad una possibile alleanza, non possiamo escludere nulla».