Torna ad attaccare Giorgio Napolitano che definisce «un furbo», ma anche «un anziano signore con cui ho dei problemi» e del quale chiede ancora l’impeachment «perché non rappresenta tutti gli italiani». E torna a chiedere le elezioni anticipate perché, spiega, anzi urla, «voglio vedere cosa fanno gli italiani, se rivotano questo governo io me ne vado».
Una furia, come al solito. Ma è la solita furia di sempre, un copione già visto quello che Beppe Grillo recita al Senato al termine della visita che fa ai suoi «ragazzi». Le solite urla, le solite offese ai giornalisti, le solite proposte, alcune delle quali giuste e condivisibili ma rese del tutto inutili dalla ferrea logica del «non allearsi con questi qui», cioè i partiti. E alimentate dall’illusione che «se alle prossime elezioni prendiamo il 28% abbiamo vinto», senza tener conto che con il 28% da soli non si fa proprio niente.
E’ una visita a sorpresa annunciata quella che Grillo fa ai suoi «ragazzi». C’era da schiarirsi le idee dopo la scomunica dell’emendamento che aboliva il reato di clandestinità presentato dai senatori Cioffi e Buccarella senza prima aver ascoltato la rete, scomunica che aveva provocato una mezza sollevazione anche tra i parlamentari più fedeli al leader. Da qui la richiesta di un chiarimento, che alla fine è arrivato. «Oggi ci siano rivisti anche con i famosi dissidenti e ho visto invece persone intelligenti», dice Grillo gettando acqua sul fuoco.
Ma è verso il Colle che l’ex comico indirizza gran parte delle sue bordate. A partire dal rifiuto espresso dal M5S di confrontarsi con Napolitano sulla legge elettorale. «Era una cosa inutile», dice. «Cosa ci andavamo a fare? Napolitano si chiude in una stanza per parlare di legge elettorale con 4-5 persone, ma che scherziamo?». Duro il giudizio sul capo dello Stato, che Grillo vorrebbe mettere in stato di accusa anche se si dice sicuro che non passerà: «Non sarà mai approvata – spiega – occorre la maggioranza dei due terzi. Ci ho parlato due volte con questo signore qua: ha quasi 90 anni ed è da 60 anni in politica, è una persona furba e molto scaltra. A quell’età o sei saggio o sei furbo, lui è molto furbo». Parole che in serata provocano la reazione di Enrico Letta: «L’attacco a Napolitano è assurdo. Grillo vuole solo l’instabilità. Non è di questo che l’Italia ha bisogno», scrive il premier su Twitter.
Archiviato Napolitano, Grillo ha ancora praterie di argomenti lungo le quali correre. E su ogni cosa la lettura del capo è naturalmente quella giusta. Come le amministrative in Trentino Alto Adige dove il M5S, pur conquistando un consigliere, ha perso due terzi dei voti passando dal 20% delle politiche a poco meno del 6%. L’ennesimo tracollo, a dimostrazione di come il M5S continui a soffrire particolarmente nelle elezioni locali nonostante Grillo non abbia certo fatto mancare la sua presenza. Per il leader però non è così. «Siamo entrati in Alto Adige, vi rendete conto? – dice -. Per il movimento è un risultato pazzesco».
A proposito di elezioni. Sono mesi che Grillo batte questo tasto pur sapendo che se mai ci saranno prima del previsto sarà solo perché i falchi del Pdl o Matteo Renzi alla fine faranno cadere il governo. «Renzi non è un mio competitor, io non sono candidato premier», assicura l’ex comico per il quale l’obiettivo del movimento a questo punto non è governare, ma andare «oltre»: «Questo paese ce lo dobbiamo riprendere: lo Stato non c’è più», grida. «Lo Stato non c’è e quando c’è la gente lo percepisce con ansia. Si rappresenta con Equitalia, la burocrazia, le tasse».
Argomenti che Grillo affronterà anche il primo dicembre prossimo a Genova, in occasione del terzo V-Day. E allora spiegherà anche che quando finalmente si tornerà a votare, il risultato delle urne sarà decisivo per lui. «Se perdiamo le elezioni – promette – io non ho più voglia di continaure e tornerò a fare il comico».