Visita al parlamento 2. Per Grillo l’inizio della giornata non è dei migliori: «A buffò, te ne devi ’anna» grida in puro romanesco Annarella, la vecchina che staziona davanti a Montecitorio attaccando qualunque politico gli passi a tiro. Grillo incassa e procede verso l’ingresso della Camera. Dopo il blitz al Senato, il tour romano del leader del M5S prevedeva ieri l’incontro con i deputati pentastellati. E proprio alla Camera, dove siedono i suoi parlamentari più fedeli, l’ex comico si è sentito dire chiaro e tondo di contare fino a cento e magari fare una telefonata prima di scomunicare il loro lavoro con un post sul blog, come è successo con il famoso emendamento che cancellava il reato di clandestinità, ma non solo. In particolare è il deputato Mimmo Pisano a criticare il leader e Casaleggio per il loro continuo contrapporsi agli eletti: «Noi siamo 160, e voi siete 2», dice. Replica di Grillo: sì ma io rappresento «il popolo dei 500 mila iscritti della rete», del quale si definsce il garante. Contreplica di Pisano: «La questione non è chiusa e ne riparleremo la settimana prossima con Casaleggio». Grillo ha comunque promesso una maggiore presenza a Roma, magari alternandosi con Casaleggio.
Ma è in serata, una volta tornato al Senato, che Grillo ha un faccia a faccia incandescente con praticamente tutti i senatori dissidenti. Incontro voluto dalla senatrice Laura Bignami che ha anche minacciato le dimissioni nel caso il leader non l’avesse ricevuta. Alla senatrice il modo un po’ frettoloso con cui si chiuso l’incontro di lunedì non deve essere piaciuto molto. E ieri è tornata alla carica, lamentandosi con Grillo per i post che appaiono sul sito e per il mancato coordinamento tra i senatori e lo staff che dovebbe assisterli. All’incontro hanno partecipato anche i colleghi Michele Gianrusso, Francesco Campanella, Monica Casaletto, Alberto Louis Orellana, Fabrizio Bocchino, Maurizio Romani, Francesco Molinari, Alessandra Bencini. Unico assente Lorenzo Battista, in missione in Giappone. A quanto pare Grillo li avrebbe ascoltati, senza però rispondere a nessuna delle ossevazioni della Bignami. Che uscendo dall’incontro non ha nascosto al sua delusione: «Strappo rientrato? Io non li farei rientrare così gli strappi, vediamo che succede tra un mese».
Fino a quel momento, la giornata di Grillo era stata il classico susseguirsi di attacchi e insulti a politici e istituzioni. Contro il premier Enrico Letta che lunedì, dopo l’ennesimo attacco a Napolitano (che ieri non ha voluto commentare), lo ha accusato di creare instabilità nel Paese. «Ma sono loro, questi signori che creano instabilità», è la replica del capo. «E’ il governo, è Letta che va in televisione a dire balle», spegando che «c’è un lumicino in fondo alla crisi, ma sono tutte balle». Contro Napolitano: «Firma leggi senza copertura, è anticostituzionale». Contro Matteo Renzi: «Di lui non penso nulla. Non si può pensare nulla di Renzi». Contro i partiti: «Bisogna andare alle elezioni il prima possibile, questi devono sparire, hanno distrutto l’Italia». Contro il parlamento: «Voto palese o voto nascosto, li vedi che entrano in quella specie di vespasiano: entrano, votano e poi guardano in alto», dice riferendosi alle procedure per il voto segreto. «Io qui non ci vengo più, vi prego non qui dento con giacca e cravatta», sbotta alla fine. «Sono frastornato, ora vado via e mi faccio vedere da un psicoterapeuta».