E’ un pacchetto di questioni corposo quello che Beppe Grillo si propone di discutere con Sergio Mattarella. L’incontro tra il leader del M5S e il presidente della Repubblica avverrà probabilmente in settimana, ma è stato ufficializzato ieri quando dal Colle è arrivata la risposta del capo dello Stato agli auguri che Grillo gli aveva inviato subito dopo la sua elezione, insieme alla richiesta di essere ricevuto al Quirinale. Lettera alla quale il Colle ha replicato confermando la disponibilità a vedere il capo dei Cinquestelle. «Mattarella ha risposto alla mia richiesta di incontro. La ringrazio Presidente», è stato il commento soddisfatto di Grillo che ha subito pubblicato la missiva sul blog.
Come sempre accade con l’ex comico, anche quello con il nuovo capo dello Stato è un rapporto in cui momenti di autentico entusiasmo si alternano a vere docce fredde. Come le parole pronunciate da Grillo solo pochi giorni fa quando, nel pieno della bagarre parlamentare sulle riforme costituzionali, si lasciò andare a un giudizio sprezzante: «Il silenzio di Mattarella è inquietante, forse peggio dei moniti di Napolitano», aveva detto il leader che sembrò stroncare sul nascere ogni possibilità di dialogo con l’inquilino del Colle.
Acqua passata, verrebbe da dire adesso. E probabilmente è così. Oltre a Grillo, da Mattarella saliranno anche Luigi Di Maio e i capigruppo di Camera e Senato, mentre stavolta non dovrebbe esserci Gianroberto Casaleggio. Di questioni da discutere con Mattarella Grillo ne ha parecchie, e anche belle pesanti. Per la precisione almeno quattro a partire dalla possibilità che l’Italia si ritrovi coinvolta in una guerra. Il precipitare della crisi libica e le dichiarazioni interventiste dei ministri degli Esteri e della Difesa Gentiloni e Pinotti, preoccupano il M5S che a Mattarella ricorderà come spetti solo al capo dello Stato, dopo un voto a maggioranza delle camere, dichiarare un eventuale stato di guerra. E anche se la successiva marcia indietro imposta dal premier Renzi ai suoi ministri è stata accolta con soddisfazione dal movimento (anche se nessuno si è spinto fino dirlo apertamente) al presidente Grillo sottolineerà come la pregiudiaziale antibellicista sia imprescindibile per il M5S. E poco importa se l’intervento militare si svolga o meno sotto il cappello dell’Onu (discussione ancora aperta tra i parlamentari). «Al di là di tutto, politicamente un intervento in Libia non sta in piedi: che facciamo ci alleiamo con il governo di Tobruck che è un’estensione dell’Egitto? E siamo sicuri di volere le stesse cose che vuole Al Sisi?», si chiedeva ieri un parlamentare pentastellato.
Ma i venti di guerra sono solo uno dei punti sul tavolo del Quirinale. Ci sono poi il modo in cui il governo impone la discussione sulle riforme e il sospetto che Renzi non disponga più di una maggioranza al Senato. Ovviamente Grillo non chiederà al presidente un intervento sul merito delle riforme, cosa che Mattarella non potrebbe fare, ma sul metodo sì. Infine l’impoverimento degli italiani a causa delle crisi e, quindi, il reddito di cittadinanza a favore del quale al M5S non dispiacerebbe una sollecitazione del Colle nei confronti del governo.