I rapporti tra Virginia Raggi e Raffaele Marra, e il ruolo di Luigi Di Maio, sono al centro della nuova durissima campagna di Beppe Grillo contro la stampa. Tutto muove dalla rivelazione, comparsa ieri sulle colonne di Repubblica, Corriere della Sera e Messaggero, di una chat tra Virginia Raggi e Luigi Di Maio che risale allo scorso 10 agosto.
Sembrerebbe, leggendo quello scambio, che Di Maio stia cercando di rassicurare Raggi sulla figura del funzionario: «È un servitore dello Stato. Sui miei, il Movimento fa accertamenti ogni mese. L’importante è non trovare nulla», dice Di Maio. Il che smentirebbe quanto più volte raccontato dal vicepresidente della camera sulla sua mancanza di rapporti con Marra, della cui nomina non avrebbe nessuna responsabilità. Ma il Movimento 5 Stelle divulga in seguito la versione integrale del messaggio di Di Maio a Raggi, che contiene anche un riferimento al parere del capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone. «Quanto alle ragioni di Marra. Aspettiamo Pignatone. Poi insieme allo staff decidete/decidiamo».

«La faccenda è di una gravità inaudita perché quello che hanno scritto è falso, fuorviante e non verificato – tuona Grillo – Le parziali informazioni in loro possesso sono state pubblicate senza compiere tutte le dovute verifiche al fine di uccidere la reputazione di Di Maio». Per Grillo, quello uscito ieri è un sms «parziale e non verificato, accompagnato da una ricostruzione montata ad arte il cui fine è uccidere la reputazione di Di Maio». L’anomalia dipende dalle fonti diverse. Di Maio ha modo di confutare il testo del messaggio, attingendo alla fonte primaria, che è il suo smartphone. Così non è per i giornalisti che lo estrapolano da una fonte secondaria, cioè il telefono di Raffaele Marra dal quale sono estratti i contenuti all’esame dei Pm. E come era finito quel messaggio (invitato da Di Maio a Raggi) sul telefono di Marra? Gliel’aveva girato proprio la sindaca, ma nella versione tronca e fuorviante, per evitare di menzionare il procuratore Pignatone (che all’epoca si limitò a rispondere che su Marra «non vi erano iscrizioni suscettibili di comunicazioni»).
Il testo pubblicato dai giornali è stato depositato all’udienza del tribunale del Riesame al quale Marra è ricorso. Non è coperto dal segreto istruttorio. Ecco l’origine dell’equivoco, che spiega come non ci si trovi davanti ad (improbabile) montatura concertata tra più testate.

Quale che sia la versione della discussione, resta un nodo politico più che giudiziario che anche la versione diffusa da Grillo non smentisce: riguarda il rapporto, più volte emerso e spesso fatto intravedere dai retroscena, tra la sindaca e il vicepresidente della camera. Quest’ultimo, ad esempio, dice a Raggi di non mettere Marra a capo di gabinetto, adducendo come motivo accordi intercorsi. Ma non fa riferimento alle ipotesi di impresentabilità dell’ex finanziere. Non è un mistero che nel corso dei mesi scorsi quasi tutti i dirigenti del M5S si siano allontanati dalla sindaca che ha smantellato direttori e minidirettori. Chi in maniera plateale chi in modo più discreto, è stato un fuggi fuggi. Il rapporto con Di Maio è invece uno dei pochi a resistere. Tanto che era lui ad affrontare la questione già all’epoca scottante di Marra. Quel rapporto mai reciso, e diventato potenzialmente scomodo per il candidato premier in pectore dei grillini, spiegherebbe per quale motivo Grillo, dopo settimane di dubbi e insicurezze circa la sua affidabilità, abbia deciso di puntare tutto su Raggi.