Il camper arancione di Virginia Raggi si ferma per l’ultima sera di campagna elettorale alla Bocca della verità, al centro di Roma e a due passi da quel Campidoglio che la sindaca uscente spera, anzi assicura, di essere ancora in grado di riconquistare.

QUALCHE ORA prima, Carlo Calenda ha radunato i suoi a piazza del Popolo. Di fronte a qualche migliaio di persone, il candidato di Azione assicura lo sfondamento presso l’elettorato di centrodestra e grillino: «Andrò al ballottaggio con Gualtieri e vincerò». «Vuoi tornare indietro?», urlano invece le scritte sparate sul megaschermo di fronte alla platea di mille persone che si radunano per Raggi. I deputati Giulia Lupo e Francesco Silvestri la battezzano «sindaca delle periferie», auspicando la replica dell’assedio ai municipi del centro storico da parte del M5S di cinque anni fa. Si fa sentire anche Beppe Grillo che assicura alla sindaca lunga vita dentro al M5S: «Se anche dovessi perdere non sparirai, sei stata eletta nel comitato di garanzia», dice il fondatore creando un po’ di imbarazzo e gelando lo staff della sindaca. Prima di lui, Conte, che Grillo chiama «Mago di Oz», aveva assicurato fedeltà al fronte progressista, anche lui quasi a mettere le mani avanti.

«ROMA VIVE nel passato anche se tu parli di futuro», dice ancora Grillo con il tono di chi vuole preparare i suoi alla sconfitta. Per capire questa discrepanza bisogna pensare alla funivia irrealizzata evocata ancora nei giorni scorsi da Virginia Raggi come progetto dei sogni. Doveva condurre da Casalotti, periferia nordoccidentale, verso il centro storico, ma è la metafora del divario tra auspici e realtà della sua amministrazione. Si tratta di un’idea al tempo stesso avveniristica e rétro, simbolo di una città che si voleva rammendare rivendicando il supporto della gente ma agendo dall’alto e anzi sospettando di ogni istanza dal basso che non fosse codificata, teorizzando la necessità di bypassare i corpi intermedi. Persino quelli che stavano nascendo, fisiologicamente, dentro al M5S romano: da qui la diserzione di molti consiglieri che hanno fatto venire meno la maggioranza in assemblea capitolina (dove ieri, all’ultima seduta, le ultime mosse della sindaca sulle aziende partecipate non sono state neppure discusse per mancanza del numero legale) e il crollo delle giunte di quattro municipi. Inoltre, dalla funivia immaginaria di Raggi è stato possibile paracadutare in Campidoglio come delegata alle periferie Federica Angeli, che da giornalista quelle stesse periferie ha raccontato come se fossero un corpo estraneo, almanaccando visite esotiche ai parchi tematici del degrado e che adesso duetta sul palco con Raggi, sedicente «sindaca delle periferie».

SU QUESTA CAMPAGNA elettorale si è stagliata l’ombra di Roberta Lombardi, arcinemica e adesso assessora con Nicola Zingaretti alla Regione che in questi giorni ha proseguito la sua campagna parallela nelle cittadine satellite della capitale, accanto ad altri candidati e sindaci uscenti a 5 Stelle. Aleggiava nei dintorni di Roma, Lombardi. Si annunciava a Marino e a Fiano Romano e assistendo a questa scissione de facto è difficile non rievocare che in questi anni le minacce peggiori, le voci e le notizie potenzialmente più distruttive comparse sui giornali a proposito del Campidoglio grillino, sono venute proprio da dentro il M5S. Dal «virus» che aveva attaccato i 5 Stelle romani come disse proprio Lombardi a proposito della vicenda di Raffaele Marra, l’ex vicecapo di gabinetto di Raggi la cui rete di nomine e influenze ha condotto la sindaca a processo (che si è chiuso con l’assoluzione), alla vicenda dello stadio della Roma e della corruzione che ruota attorno a Luca Parnasi e che ha condotto all’arresto di Marcello De Vito, il Mister preferenze del M5S romano poi divenuto presidente del consiglio comunale e tutt’ora in attesa di processo.

ANCHE ALLA BOCCA della verità Raggi rinnova la promessa di essere al tempo stesso simbolo di continuità e di rottura, di conservazione e progresso. La scommessa della sindaca è che la bolla percettiva del Campidoglio, quel punto di vista dal quale non ci si accorge di questo enorme ossimoro, si allarghi ancora una volta a tutta la città.