Urla, come al solito. Perché, dice, «io mi porto addosso l’ansia e la rabbia di tutta la gente con cui ho parlato girando l’Italia». E le spara anche grosse quando ai giornalisti che incontra al Senato annuncia, ricordando un po’ l’Umberto Bossi dei vecchi tempi, che ci sono «cittadini che vogliono prendere i fucili e i bastoni», e che se non lo fanno è solo perché «io dico no, abbiamo i metodi democratici, proviamo ancora quelli». E il finale è sempre lo stesso: «Vogliamo buttare fuori i partiti con metodi democratici, perché ci stanno portando alla rovina. Ma prima o poi ci stuferemo».
E’ un fiume in piena Beppe Grillo. Il leader del M5S, anzi il «garante» come adesso vuole essere chiamato, esce dal Quirinale dopo due ore di colloquio con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Con lui, inaspettatamente visto che era stata smentita la sua presenza, c’è anche Gianroberto Casaleggio, il Guru presentato a Napolitano come cofondatore del Movimento e con il quale il capo dello Stato si sarebbe fermato a discutere di rete e Web. «Il presidente è una persona accorta, non è un ingenuo» sulle questioni che riguardano internet, dice Grillo. Anche se, aggiunge poi scandalizzato, «ci ha ricevuti in una sala dove non c’era il WiFi».
Ma a Napolitano la delegazione M5S, presenti anche i capigruppo di Camera e Senato Riccardo Nuti e Nicola Morra, ha chiesto soprattutto di intervenire per arginare la crisi economica e ridare un ruolo al parlamento bloccato, o meglio «esautorato» da un governo che marcia a colpi di decreti. Nonché di andare in televisione per spiegare la situazione al paese e, una volta cambiata la legge elettorale, di indire le elezioni anticipate. Il tutto senza però offrire mai una via d’uscita dalla crisi che sia percorribile. Perché ogni volta che gli si chiede di parlare di possibili alleanze, eccolo che scarta, rifiutando ogni dialogo. «Bersani con noi voleva fare solo scouting, voleva solo voti», accusa. E nessun sostegno al governo neanche in caso di crisi: «Mai voteremmo la fiducia al Pd, che ha dimostrato di avere meno palle del Pdl. Prima cambino cervello», gli fa eco Nuti. Come si vede, una strada senza uscita.
Da parte sua Napolitano ha ascoltato le preoccupazioni espresse da Grillo, spiegando però di doversi mantenere entro i limiti che il suo ruolo gli impone. «Non penso che andrà in tv ma ci ha detto che la cerimonia del Ventaglio con la stampa parlamentare potrebbe essere l’occasione per dire qualcosa» spiega Morra, secondo il quale il capo dello Stato non avrebbe neanche fatto mistero della sua stanchezza: «Ci ha detto che non ha le pile Duracell e che dunque non arriverà a fine settennato».
Quello tra Napolitano e la delegazione M5S sarebbe stato comunque un colloquio definito cordiale dallo stesso Grillo, che pure non ha mai risparmiato critiche al presidente. «Non siamo più una repubblica parlamentare e forse non siamo più una democrazia. E’ una Caporetto. Il parlamento è esautorato e approva a comando i decreti legge del governo», accusa l’ex comico. La ricetta che il M5S propone per uscire da una situazione definita da «economia di guerra» prevede di rinegoziare l’euro e diminuire l’Irap alle imprese, ma anche di introdurre il reddito di cittadinanza, sostenere le piccole e medie imprese e reintrodurre i dazi per proteggere alcuni prodotti italiani. Obiettivi realizzabili tagliando quelli che Grillo definisce privilegi: «Via le province, via le pensioni superiori ai 5.000 euro, via il finanziamento pubblico a partiti e giornali e via le grandi opere inutili come la Tav. E poi stop agli F35 e alla missione in Afghanistan». Infine, prima di ripartire, Grillo annuncia di voler sostenere i referendum radicali.