Quando ormai è chiaro a tutti che i tentantivi di cambiare la legge elettorale sono naufragati, il M5S decide di giocarsi l’ultima carta: «Siamo pronti a porre in essere qualunque iniziativa per impedire l’approvazione di una legge irricevibile e che l’Italia non merita», scrivono su Facebook a sera i gruppi di Camera e Senato in un comunicato congiunto. Tradotto, significa che oggi potremmo assistere a un’occupazione dell’aula di palazzo Madama, o comunque a un’azione forte da parte dei senatori grillini decisi a ostacolare fino in fondo la marcia dell’Italicum renziano. Una linea che i capigruppo di Camera e Senato Andrea Cecconi e Andrea Cioffi avrebbero discusso ieri anche in un incontro avuto a Milano con Giarberto Casaleggio. Parallelamente si terranno iniziative per informare gli elettori su quanto accade in parlamento, secondo una pratica consolidata del movimento. «Questa che ci apprestiamo a votare in aula è una legge elettorale frutto di un patto tra il premier Matteo Renzi e un pregiudicato», spiegano i parlamentari pentastellati.
Salvo improbabili sorprese l’approvazione dell’Italicum, o meglio dell’«Espositum» come è già stata ribattezzata la legge, è cosa scontata. Ma ieri mattina la speranza di riuscire a far cadere Renzi su una delle sue leggi simbolo era ancora molto forte. Danilo Toninelli, l’uomo che con Luigi Di Maio in passato è stato l’artefice del dialogo con il Pd proprio sulla legge elettorale e autentico esperto in materia, poco dopo le 11 prova a tentare la sinistra Pd. «Oggi al Senato è un giorno cruciale. Uniamoci per votare sì alle preferenze e contro le liste bloccate». Toninelli non fa nomi, ma è chiaro che l’invito è rivolto ai dissidenti del Pd. E per un po’ l’emendamento Gotor contro i capilista bloccati ha l’effetto di riunire – anche se momentaneamente e contro l’Italicum – il M5S ai suoi ex, a un passo ormai dal dar vita a un proprio gruppo forte di almeno 12 senatori: Orellanna, Campanella, De Pin, Casaletto, Benicini, Bocchino, Romani, Bignami, Mussini, Pepe, De Pietro e Gambaro. Il prmo passo è stata una nota in cui il «coordinamento» degli ex si è detto pronto a votare il testo presentato dal senatore democratico. «Quella dei capilista bloccati è una stortura inaccettabile sia per i cittadini, che rischiano di vedere compromesso il loro sacrosanto diritto di voto, sia per gli stessi futuri candidati del parlamento, che diventano vittime di diseguaglianze pesanti», scrivono gli ex.
Un’occasione per contarsi ci sarà stamattina, quando alla ripresa dei lavori verrà messo in votazione l’emendamento Gotor. A conti fatti alla maggioranza dovrebbero mancare solo i voti dei 29 senatori dissidenti del Pd e dei 18 tra F.I e Gal, quindi sulla carta non sono previste sorprese. «Ma non si può mai dire, qualcuno potrebbe scegliere di non essere presente», commenta un senatore. Per il M5S è un banco di prova anche in vista di un altra battaglia, quella per il Quirinale. Ieri a Milano, negli uffici della Casaleggio associati, non si sarebbe discusso del futuro inquilino del Colle. Almeno stando a quanto affermato da Andrea Cioffi. «Abbiamo parlato di reddito di cittadinanza e penso sia più importante parlare di come portare la fibra ottica nelle case di tutti gli italiani», ha spiegato il capogruppo al Senato. Difficile che sia andata proprio così. Anche perché la linea scelta dal movimento è quella di non lasciarsi andare al toto nomine, preferendo aspettare gli eventi. E in particolare aspettando di vedere cosa succede dentro Forza Italia nella speranza che le divisioni di queste ore nel movimento di Berlusconi, sommate a quelle interne al Pd, rendano proprio il M5S indispensabile per l’elezione del futuro presidente. Così come prevede la linea indicata dal direttorio e approvata da Grillo e Casaleggio. Linea ribadita ieri da Bruxelles anche da Roberto Fico: «Se ci viene fatto un nome di alto profilo, indipendente dal governo, che abbia al primo posto del suo programma una legge anticorruzione, lo valuteremo».