Tra i tanti falsi movimenti che il governo ha accumulato in questi mesi, un provvedimento concreto c’è, ma non è detto che arrivi incolume in porto: è il cosiddetto decreto «svuotacarceri» approntato dal ministro Cancellieri. Se non è solo una legge del tutto insignificante come tante altre non è merito né del governicchio né della sua larghissima ma impotente maggioranza. Per una volta è merito dell’Europa, che ha dato all’Italia un anno di tempo per risolvere la tragedia del sovraffollamento delle carceri prima che scatti la sanzione per comportamento inumani e degradanti.

La commissione Giustizia del Senato ha già provveduto a peggiorare notevolmente il testo originario del governo, come denunciato ieri dall’Unione delle camere penali, dall’associazione Antigone e dal garante per i detenuti del Lazio Angiolo Marroni. Al momento però, almeno la ratio del decreto è salva. E’ possibile che il danno si completi stamattina in Aula. La conversione del decreto doveva essere votata ieri. La discussione si è invece arenata subito su due punti fondamentali, accantonati per dare tempo di trovare una soluzione di compromesso. Subito dopo, però, anche il voto sul resto della legge è stato rinviato a oggi, dato il numero sovrabbondante di richieste di riformulazione degli emendamenti. Non è affatto certo che dalla palude di palazzo Madama il decreto non esca snaturato.

La minaccia ha un’identità precisa: il Movimento 5 Stelle, che sul tema ha fatto ieri blocco con la peggiore Lega che si possa immaginare, quella forcaiola e giustizialista, pronta a titillare i peggiori umori popolari. I pentastellati hanno votato con la Lega a favore della pregiudiziale prima, poi dell’inversione dell’ordine dei lavori, affermando che in un caso come questo la decretazione d’urgenza è fuori luogo. E sì che trattasi forse dell’unico caso in cui, data la minaccia di pesanti sanzione europee, i requisiti d’urgenza ci sono davvero.

Non che i senatori del M5S abbiano fatto nulla per nascondere l’intento ostruzionista. Hanno detto forte e chiaro, con parole molto simili a quelle dei leghisti, che la soluzione del problema carceri sarebbe in realtà semplicissima. Basterebbe «come suggerito da Gratteri, riaprire carceri come Pianosa o l’Asinara». Basterebbe, a loro parere, restaurare quel monumento all’inciviltà che era il supercarcere dell’Asinara. L’eventualità che, su alcuni elementi decisivi, Pdl, Lega e M5S votino insieme annacquando il decreto fino a renderlo irriconoscibile è dunque concreta.

I punti chiave accantonati ieri sono essenzialmente due. Il primo riguarda i reati minori per i quali non possono comunque essere disposti i domiciliari. La commissione ha inserito nella lista nera gli incendi dolosi, i maltrattamenti in famiglia e i furti con almeno due aggravanti. Il governo ha modificato il testo già emendato dalla commissione specificando che vanno esclusi solo i furti con scasso e con strappo. La nuova formulazione non è andata giù al Pdl Caliendo che ha chiesto di tornare al testo, più rigido, varato in commissione.

Il secondo nodo riguarda la cosiddetta recidiva reiterata. La commissione vorrebbe escludere dalla possibilità di accesso ai domiciliari e alle misure alternative tutte le recidive compiute in un arco di anni limitato. Il governo intende restringere l’arco di tempo all’interno del quale la recidiva osterebbe alle misure alternative. «Non si tratta di sottovalutare il problema – spiega il senatore di Sel Peppe De Cristofaro – ma sta di fatto che la carcerazione non diminuisce affatto il tasso di recidiva, anzi. Disporre i domiciliari, al contrario, è proprio la via per limitare la recidività».

L’elemento è fondamentale. L’aspetto di gran lunga centrale del decreto, quello che permette a De Cristofaro di affermare che si tratta di una «positiva inversione di tendenza», è proprio la cancellazione della legge ex Cirielli, quella che impedisce la concessione delle misure alternative ai recidivi e così, in combinato disposto con la Bossi-Fini sull’immigrazione e con la Fini-Giovanardi sugli stupefacenti, ha portato dietro le sbarre decine di migliaia di persone in più nel giro di pochi anni.
Partito sull’onda di un’emergenza, il decreto è però diventato subito molto più del classico cerotto appiccicato per evitare la sanzione.

Il ministro Cancellieri ha deciso infatti di intervenire non solo e non tanto con misure volte a svuotare per pochi mesi le prigioni ma anche sulle dinamiche che hanno fatto impennare gli ingressi nelle patrie galere: a partire proprio dalla eliminazione della ex Cirielli. La commissione Giustizia ha già parzialmente ripristinato quella legge sciagurata. Se la si potrà considerare comunque solo un triste ricordo o se sarà ancora in grado di fare immensi danni, però, lo deciderà solo oggi l’Aula del Senato.