Ieri è stato il giorno di Greta Thunberg alla Mostra del cinema di Venezia ma, complice la pandemia e il rientro a scuola, la giovane attivista svedese ha accompagnato il documentario Greta a lei dedicato dal regista Nathan Grossman solo virtualmente, partecipando via zoom all’incontro con la stampa. Se si fosse recata al Lido chissà come avrebbe reagito alle basse temperature diffuse dalla climatizzazione artificiale nelle sale di proiezione. Forse avrebbe dato voce a una di quelle invettive dall’espressione ingrugnita che ai suoi detrattori piace ridicolizzare o avrebbe ironizzato sui controsensi di chi la usa per costruirsi un’immagine ecologista senza assumere provvedimenti concreti a difesa del pianeta. Greta è infatti una giovane consapevole e complessa, data anche la sua sindrome di Asperger che la rende restia ai rapporti sociali e vulnerabile a stati d’ansia e depressione. Però è anche «una persona molto buffa» come ha tenuto a sottolineare il regista che sembra aver costruito il film proprio come reazione a una certa immagine mediatica del personaggio, mostrandola in situazioni e stati emotivi diversi: rabbia, sconforto, vulnerabilità ma anche gioia e ilarità.

CITANDONE uno celeberrimo, «Greta ride» potrebbe essere un buon claim pubblicitario per questo documentario che segue la quotidianità della ragazzina nell’arco di un anno speciale, dai primi sit in di fronte al parlamento svedese per chiedere il rispetto degli accordi di Parigi sulla riduzione delle emissioni di gas serra al Summit Onu sul cambiamento climatico del settembre 2019. Si tratta di un ritratto abbastanza prevedibile della giovane con le trecce tra vita privata e arena mediatica, tra la cameretta piena di pelouche e le piazze gremite dei Fridays for Future, tra la mensa scolastica in cui nessuno le rivolge la parola e i colloqui con leader più o meno sinceri nel loro sostegno alle battaglie di Greta: da Schwarzenegger a Macron, dal Segretario Onu Guterres al Papa. In realtà le occasioni non mancavano, nelle stesse situazioni di cui Grossman è stato testimone con la sua macchina da presa, per dare forma a un film che interrogasse più a fondo lo sviluppo pulviscolare della causa ambientalista, ampliando lo sguardo sul contesto in cui Greta ha nutrito la sua fame di scienza.

ALLA STAMPA, Thunberg ha spiegato: «Ho sempre amato la scienza, ero molto giovane quando ho iniziato a prendere coscienza della crisi climatica. Immaginavo il mio futuro in un oscuro laboratorio poi mi sono resa conto che è ora di agire, abbiamo bisogno di più ricerca ma soprattutto di azioni concrete che modifichino i nostri comportamenti quotidiani rispetto all’ambiente in cui viviamo». Forse l’occasione narrativa più forte che il film manca è quella del lungo viaggio in barca compiuto con il padre e un piccolo equipaggio per raggiungere New York dalla Gran Bretagna l’estate scorsa. Una decisione presa per dimostrare che viaggiare in modo sostenibile si deve ma è ormai quasi impossibile. La traversata oceanica, con le inquietudini e le difficoltà che suscita nella giovane è presente ma lascia l’impressione di uno sguardo un po’ piatto e non sufficientemente profondo sul valore di quell’esperienza. Tuttavia, la protagonista si è detta soddisfatta del risultato: «Quando Nathan ha chiesto di filmarmi ho accettato e lui ha iniziato a seguirmi silenziosamente in ogni situazione ma questo suo modo di lavorare da solo senza una troupe mi preoccupava. Mi sembrava poco professionale, ho dubitato della serietà del progetto, temevo che il film non mi riflettesse. Invece mi riconosco nel risultato perché mi ha rappresentato come una ragazza timida e studiosa e non come una bambina arrabbiata che urla davanti ai leader mondiali. Inoltre ha dimostrato a chi crede che io sia manipolata da qualcuno che tutto quel che faccio è frutto di mie decisioni autonome».

GROSSMAN ha aggiunto: «Ho fatto il film per rendere noto il movimento al grande pubblico e per dimostrare che Greta non agisce per diventare un’icona ma perché sente il problema climatico con passione, più di quanto traspaia dai social». Per Greta: «il valore del film non sta nel ritratto di me come individuo ma nell’idea che le trasformazioni sono possibili solo con l’impegno collettivo. E ora scusatemi ma devo tornare in classe». Il film è stato acquistato un po’ in tutto il mondo e in Italia è prevista un’uscita speciale per Koch Media verso metà ottobre.