Non sorprende il tributo che Porter ha voluto rendere al suo mito di sempre, era nell’aria. Così come non sorprende – conoscendo il 46enne vocalist californiano – il suo rigore e la volontà di non ricalcare l’originale cercando nuove sfumature. Porter è oggi – insieme a Elling – il più dotato e sensibile interprete in campo jazz. Ben oltre i virtuosismi e la tecnica, Gregory arriva con il cuore e con la capacità che è di pochi dentro la musica. Celebrando Cole, e titoli come Nature Boy, Smile, Mona Lisa, svicola al contempo dalla strada facile dell’omaggio, perché nella voce di Porter c’è sì l’eco dell’eredità di «King» ma riletta nella chiave di un moderno r’n’b che non stona, anzi, determina stimolanti confronti. Una prova matura, grazie anche agli arrangiamenti orchestrali di Vince Mendoza e al contributo di Terence Blanchard che regalano ulteriore calore al disco.