L’appuntamento è fissato per questa mattina e la suspense non è prevista anche se non si può mai dire. L’ultimo atto parlamentare della vicenda Gregoretti comincerà alle 9,30 quando la senatrice leghista Erika Stefani prenderà la parola nell’aula di palazzo Madama per riferire le conclusioni raggiunte dalla Giunta per le immunità, che il 20 gennaio scorso si è espressa a favore dell’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini come richiesto dal tribunale dei ministri di Catania.

IL SUO INTERVENTO potrebbe però trasformarsi in un esercizio di equilibrismo politico visto che la senatrice dovrà spiegare perché la Lega in Giunta si è detta favorevole a processare il suo leader mentre oggi l’aula dovrebbe decidere in maniera opposta. E c’è da immaginare che la relatrice farà sue le motivazioni di Salvini, secondo il quale il mancato sbarco dei 131 migranti che si trovavano sulla nave della Guardia costiera italiana fu una decisione presa sì da lui quando sedeva al Viminale, ma in accordo con il premier Conte e con l’allora vicepremier Luigi Di Maio. Una responsabilità collettiva del governo, dunque, e non di un singolo ministro. Tesi per altro condivisa dal presidente della Giunta Maurizio Gasparri che per questo nella sua relazione propose di negare l’autorizzazione a procedere. Una posizione apprezzata dalla Lega e che ora potrebbe diventare la motivazione per spiegare un cambio di posizione.

ANCHE I DUBBI sulla possibilità che non fosse neanche necessario arrivare a un voto dell’aula si sono sciolti in giornata. Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno infatti lavorato a un ordine del giorno (senza il quale sarebbe passato automaticamente il giudizio espresso in Giunta) nel quale si chiede di negare il processo all’ex ministro dell’Interno: «Abbiamo deciso di presentarlo in coerenza con la posizione tenuta finora e con la proposta del presidente della Giunta Gasparri», ha spiegato l’azzurro Lucio Malan, mentre la leader di FdI Giorgia Meloni ha ribadito l’appoggio del suo partito a Salvini.

A FAVORE dell’autorizzazione a procedere si sono già pronunciati Pd, Leu, M5S e Italia viva. L’esito del voto non dovrebbe dunque riservare sorprese, anche se ieri al Senato qualche pentastellato non ha nascosto di voler votare in coerenza con questo fatto con il caso precedente, quello della nave Diciotti quando il M5S, all’epoca al governo con la Lega, votò contro l’autorizzazione a procedere per Salvini. Ammesso che ci siano davvero, i dissidenti non dovrebbe comunque essere in nunero sufficiente da cambiare gli equilibri. I 60 senatori leghisti invece non parteciperanno al voto adeguandosi così alla volontà espressa da Salvini in una riunione che si è tenuta ieri pomeriggio al Senato durante la quale il leader ha chiesto loro di «non opporsi» al processo.

IERI INTANTO Salvini è tornato a mostrasi come il«difensore dei confini italiani». «C’è una maggioranza che riterrà di mandarmi a processo, noi non ci opponiamo, riteniamo che sia un processo inesistente», ha detto il leghista. «Andrò tranquillamente in quell’aula di tribunale rappresentando milioni di italiani, perché io ho fatto quello che gli italiani mi chiedevano, che è controllare chi entra e chi esce dal paese come faccio a casa mia». Sulla vicenda è intervenuto ance Matteo Renzi: «Salvini ha chiesto di essere processato, o accontenteremo», ha detto il leader di Italia viva. «Secondo me ha sbagliato politicamente, anche se faccio fatica a vedere un reato, ma lo decideranno i magistrati. Poi comunque Salvini andrà battuto politicamente».