Nel giorno delle minacce ai trasporti dei pasdaran no green pass (finite in un flop) la Lega vota alla Camera contro la carta verde insieme a Fratelli d’Italia. Lo fa in commissione Affari sociali, dove si discute del decreto su cui palazzo Chigi potrebbe essere costretto a mettere la fiducia. Lo fa con la guida di Claudio Borghi, uno dei falchi no euro.

LETTA NON CI STA: «È gravissimo, inaccettabile e incompatibile con lo stare in maggioranza. E se fossero passati quegli emendamenti? Chiediamo un chiarimento. Come si può andare avanti con questi atteggiamenti della Lega?».

Il leader Pd lascia da parte la consueta moderazione: «La Lega di fatto è uscita dalla maggioranza, ha votato il contrario di quello che la stessa Lega aveva votato in consiglio dei ministri. Un atteggiamento di questo genere o si ferma subito o uno sfilacciamento simile è inconcepibile. Chi aizza i no vax per qualche voto in più è un irresponsabile».

SULLA STESSA LINEA anche il capodelegazione del M5S Stefano Patuanelli: «La Lega di fatto si è scissa, il problema è loro, non del governo. Tutto l’esecutivo è a favore del green pass». Il Carroccio non fa marcia indietro: «È Letta che vive fuori dal mondo! Pd e 5Stelle ragionano come se al governo ci fosse ancora Conte ma, per fortuna, adesso c’è Draghi».

«Non è che solo io ho votato a favore degli emendamenti, ma tutto il gruppo della Lega, li avevamo presentati noi», spiega Borghi. «Erano proposte migliorative, con delle esenzioni al green pass per alcune categorie, il governo chiedeva di ritirali e noi li abbiamo votati. C’è stata una chiusura totale verso le nostre proposte». «Ma non ci sono problemi di tenuta per il governo», afferma il deputato leghista. «Non c’è una maggioranza politica, è giusto che gli elettori sappiano come la pensiamo».

«Dov’è la Lega responsabile e di governo?», ironizza il vicesegretario dem Giuseppe Provenzano. «Chi tace ora è complice di una linea folle».

SALVINI COPRE I SUOI deputati: «Se lo Stato impone il green pass per lavorare, viaggiare, studiare, fare sport, deve anche garantire tamponi, rapidi e gratuiti, per tutti. Non si tratta di essere no vax o no pass – ho sia l’uno che l’altro – ma di aiutare milioni di italiani in difficoltà».

DALLA FESTA DELL’UNITÀ di Bologna, Letta ha anche lanciato le agorà, un portale dove i cittadini che si iscriveranno (anche senza la tessera Pd) potranno discutere le proposte per il programma del centrosinistra alle prossime politiche. «Le 100 idee che avranno i maggiori consensi entreranno nella nostra proposta alle elezioni», assicura Letta che parla di «primarie delle idee» e di «rivoluzione». «Così come siamo non siamo sufficienti per costruire una proposta vincente», spiega. «Con questo strumento auspichiamo a diventare maggioranza».

L’idea alla base del progetto (curato da Nicola Oddati) è far uscire i dem dalla lotta tra correnti sempre più chiuse, aprirsi alla società civile che crede di non poter incidere sulle scelte politiche.

DI QUI LA SCELTA di sei «osservatori indipendenti» che vigileranno sull’operazione: da Gianrico Carofiglio a Carlo Cottarelli (che curò la spending review con Letta a palazzo Chig), dall’ex segretaria della Cisl Anna Maria Furlan al capo della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi e Monica Frassoni (già presidente dei verdi europei). Fino a Elly Schlein, vicepresidente dell’Emilia Romagna, volto emergente della sinistra fuori dal Pd. «Noi siamo per l’allargamento, per uscire dai nostri confini», ha insistito Letta. «Vedremo dove porterà questo processo, se a coalizioni o a un partito unico più grande».

SULLE AMMINISTRATIVE di ottobre ha detto: «Partiamo da 2 città governate dal centrosinistra su 5 grandi città al voto. Qualunque risultato superiore a questo sarà un successo». Il segretario dem mette le mani avanti verso chi, soprattutto dentro il partito, volesse chiedergli conto di un eventuale sconfitta: «Si vota per le città, il giorno dopo non trarrò conseguenze politiche».

Sul Quirinale, infine, tenta di stoppare la rincorsa: «Il mio impegno è che se ne parli solo nel 2022 (l’elezione è prevista a fine gennaio, ndr), prima è opportuno evitare questo gioco. Mi auguro che tutti facciano così». Nei giorni scorsi però il leader Pd aveva auspicato la permanenza di Draghi a palazzo fino al 2023. Schierandosi di fatto contro il suo approdo al Colle.