Nonostante i soli 389 casi positivi censiti ieri insieme a 28 decessi, l’opinione degli esperti è che sia questione di tempo per vedere anche in Italia gli effetti della variante “delta”. Magari si spera che non si torni a oltre 22 mila casi giornalieri, come è avvenuto ieri nel Regno Unito.

E soprattutto che non si tocchino record di mortalità, come in Russia dove i decessi giornalieri sono di nuovo sopra quota seicento come nei momenti più bui della pandemia. Ma si mette in conto che, con le riaperture accelerate e la “delta” quadruplicata (dal 4 al 16%) in un mese circa, quando essa prenderà piede anche da noi un aumento dei contagi sia inevitabile.

IN EUROPA SI CORRE ai ripari per evitare che la variante rovini l’estate. Piuttosto che tornare a mascherine e coprifuoco si punta a frenare il virus ai confini. Una strategia che, dicono gli epidemiologi, potrà al massimo ritardarne la diffusione. Non tutti peraltro adottano le stesse strategie.

Paesi a forte vocazione turistica come Grecia, Spagna o Portogallo finora non prevedono quarantene per i turisti inglesi vaccinati. E infatti nella penisola iberica i contagi hanno ricominciato a salire. Non solo in Portogallo, dove sono tornati stabilmente sopra quota mille, ma anche in Spagna dove da una settimana circa si assiste a un’inversione di tendenza dopo due mesi di rallentamento del virus. In Italia bastano cinque giorni di quarantena per chi sbarca dal Regno Unito, mentre in Germania servono due settimane. Ma ancora per poco: Merkel punta ora a convincere gli altri leader a bandire del tutto i cittadini inglesi dalle frontiere dell’Unione Europea per paura della “delta”.

AD ARMONIZZARE le politiche europee avrebbe dovuto pensarci il green pass, il certificato digitale riconosciuto a livello Ue per regolare gli spostamenti tra un paese e l’altro. Nonostante le buone intenzioni, però, anche questo progetto rischia di naufragare nel caos, a causa della frammentazione europea.

Come spiega la sezione del sito Commissione Europea dedicato al pass, «gli Stati membri dovranno accettare certificati vaccinali ottenuti con vaccini che hanno ricevuto l’autorizzazione al commercio nell’Unione europea». E qui già nasce un dubbio sul mix vaccinale, che l’Agenzia europea del farmaco non ha mai autorizzato. Ma, prosegue la Commissione, «gli Stati membri avranno la facoltà di decidere se accettare anche viaggiatori europei che hanno ricevuto un altro vaccino».

Anche chi in Ungheria si sarà vaccinato con il russo Sputnik V, dunque, potrà avere il green pass, nonostante il vaccino non abbia ricevuto il via libera dall’Ema. Il vaccino russo è già riconosciuto all’ingresso da Cipro, Croazia e Slovenia. In Austria, Grecia e Spagna vanno bene anche i vaccini cinesi Sinopharm e Sinovac. Non in Italia, per ora.

OGNI PAESE, INOLTRE, manterrà il diritto di concedere il green pass dopo una dose di vaccino o dopo la vaccinazione completa. Non è un dettaglio, per gli epidemiologi. Gli attuali vaccini autorizzati in Europa sono efficaci contro la variante delta e nei paesi colpiti dalla delta i contagi riguardano soprattutto chi non è vaccinato.

Ma la protezione è elevata solo a vaccinazione ultimata. Prima, secondo il Centro europeo di controllo delle malattie, si limita circa al 30% sia con il vaccino AstraZeneca che con quelli a Rna. Dunque, una persona con una sola dose rimane parecchio esposta alla variante delta, e può dar vita a nuovi focolai. In questa situazione si trovano circa un quarto degli europei, ossia un po’ più di cento milioni di persone.

L’ITALIA È UNO DEI PAESI che concedono il pass dopo la prima dose. Secondo il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri la regola potrebbe cambiare, anche se non immediatamente. «Da medico e non da politico dico che probabilmente si arriverà a una rimodulazione», ha detto. «Aspettiamo ancora i dati di una o due settimane».

Anche il ministro della salute Roberto Speranza non vuole parlare adesso di un’ennesima marcia indietro sulle regole e guarda il bicchiere mezzo pieno: «13 milioni e 700mila persone hanno già scaricato il green pass e io penso che questo sia un fatto molto positivo» ha detto il ministro. «È chiaro che tutte le altre valutazioni verranno fatte passo dopo passo».