Alla fine il giorno tanto temuto è arrivato. Da oggi scatta l’obbligo di esibire il Green Pass per accedere nei posti di lavoro, come confermato anche ieri da Palazzo Chigi. Nessun rinvio, quindi, come avevano chiesto ad esempio i portuali di Trieste. Proprio i porti, insieme alle autostrade, alle aziende di trasporto locale e agli autotrasportatori, così come le grandi fabbriche, restano comunque i luoghi sui quali l’attenzione delle forze dell’ordine è massima, e anche se la speranza generale è che tutto fili liscio c’è la consapevolezza che disordini possono nascere in qualunque città o regione. Tanto più se si considera la presenza di numerose manifestazioni indette dai No Green Pass.

Dopo gli errori compiuti sabato scorso a Roma nella gestione dell’ordine pubblico, con i manifestanti che hanno portato la guerriglia nel centro della capitale e dato l’assalto alla sede della Cgil, il Viminale ha dato disposizioni precise alle prefetture chiedendo di autorizzare solo sit in e manifestazioni stanziali, e ben lontane da obiettivi sensibili. Così è andata ad esempio a Roma, dove ai No Green Pass è stata prima negata piazza Santissimi Apostoli perché troppo vicina alla Prefettura. Poi anche la Bocca della Verità perché prossima agli uffici elettorali del comune, in piena attività in queste ore in vista dei ballottaggi di domenica. Alla fine si è deciso per il Circo Massimo (dalle 15 alle 19). Luogo che in realtà è ancora più vicino agli uffici elettorali, ma dove per polizia e carabinieri (più di mille gli agenti mobilitati, anche per i comizi di chiusura della campagna elettorale) è più facile tenere i manifestanti sotto controllo.

Una scelta fatta anche dopo aver analizzato le chat con cui i no Green Pass organizzano gli appuntamenti e capito che oggi a Roma non solo potrebbe confluire un numero di persone superiore a quello dichiarato dai promotori dell’iniziativa ma anche, come spiegano in Questura, «di diversa estrazione». E lo stesso potrebbe accadere anche a Bologna, Milano (dove le autorità stanno vagliando la richiesta di poter effettuare un corteo anche domani, con partenza da piazza Fontana alle 17) e negli altri centri nei quali sono previste iniziative di protesta.

Proprio per questo ieri il capo della polizia Lamberto Giannini ha inviato una circolare a prefetture e questure chiedendo di mantenere alta l’attenzione perché, ha spiegato, «non si può escludere che la giornata di avvio del nuovo provvedimento possa costituire il pretesto per un ulteriore inasprimento dei toni della contestazione, con azioni improntate all’illegalità in danno di obiettivi esposti a rischio per la circostanza». Non solo. Il timore è anche quello che le contestazioni al passaporto verde possano rappresentare il pretesto per «possibili episodi di contrapposizione fra gruppi aderenti ad opposti estremismi». Una escalation delle proteste che potrebbe cominciare oggi ma che, avverte Giannini, «potrebbe proseguire anche nelle prossime giornate».
Ieri intanto il gip di Roma Annalisa Marzano ha confermato con una nuova ordinanza l’arresto delle sei persone fermate per gli scontri di sabato scorso a Roma. I leader di Forza nuova Roberto Fiore e Giuliano Castellino, Pamela Testa, il leader del gruppo «Io apro» Biagio Passaro, Luigi Aronica e Salvatore Lubrano restano quindi in carcere. Per il gip «i fatti sono estremamente gravi» e «sussiste il concreto e attuale pericolo, per specifiche modalità e circostanze del fatto che illustrano una personalità degli arrestati non estranei alla violenza e capaci di commettere, soprattutto in questo contesto storico, nuovamente delitti della medesima indole offensiva».

Durante l’interrogatorio Fiore e Castellino hanno affermato che sabato volevano solo svolgere un sit in davanti alla sede della Cgil e di aver trattato con le forze dell’ordine la possibilità di effettuare il corteo. «Eravamo in piazza per protestare contro il Green Pass – hanno spiegato entrambi – ma non come militanti di Forza nuova perché il movimento non opera più». Davanti alla sede sindacale, hanno aggiunto, «alcuni facinorosi sono sfuggiti al controllo e hanno preso il sopravvento». Parole che non hanno però convinto il giudice.